La prima conseguenza di questo crescente fenomeno si riflette sul sistema economico. Nella sola Europa, il settore delle crociere genera posti di lavoro per circa 326.000 persone ed oltre 50 miliardi di dollari all’anno di indotto.
Numeri che diventano ancor più importanti se riferiti alla quantità di passeggeri movimentati, tanto che alcuni piccoli porti affacciati nel bacino del Mare Nostrum hanno recentemente iniziato a riflettere intorno al concetto di sostenibilità.
E’ il caso di Ragusa, meglio nota al pubblico internazionale come Dubrovnik, la piccola perla fortificata della Croazia, raggiunta ormai ogni giorno da una flotta di mega navi che sbarcano in città migliaia e migliaia di turisti provenienti da tutto il mondo. Un fenomeno che da qualche tempo ha sollevato tra i residenti dubbi e preoccupazioni circa i possibili danni irreparabili ai fragili quartieri storici del centro causati dall’assalto quotidiano dei passeggeri.
“Ci troviamo ormai di fronte ad un problema, perché il numero di crocieristi complessivamente movimentati è andato oltre alla nostra massima capacità“, ha commentato qualche giorno fa Sinisa Horak dell’Istituto Croato per il Turismo. “Dubrovnik è una città bellissima aperta a tutti coloro che desiderano ammirarne le sue bellezze, ma dobbiamo fare attenzione alla sostenibilità“.
Nel 2013 la città croata raggiungerà per la prima volta nella sua storia il traguardo di un milione di crocieristi accolti, un numero quattro volte superiore rispetto ai volumi di dieci anni fa e che pone Dubrovnik tra le più popolari destinazioni del Mediterraneo, al pari di Barcellona e Venezia.
Con una spesa media di 50 dollari a persona al giorno, l’effetto del turismo crocieristico sull’economia locale è importante, specie in un contesto economico come l’attuale, ma i più critici sostengono che i turisti terrestri, che non beneficiano di pacchetti all-inclusive e che soprattutto trascorrono la notte a terra – spendono mediamente tre volte di più e rimangono più a lungo. Ma, soprattutto, inizierebbero a temere le masse provenienti dal turismo crocieristico, tanto da spostare l’attenzione verso altre località della Croazia.
“Dubrovnik è già arrivata al punto in cui il turismo dal mare sta progressivamente trasferendo quello terrestre“, ha commentato Ross Klein, un esperto universitario canadese del settore.
“La folla e la congestione che inevitabilmente le grandi navi portano, creano di riflesso una resistenza nei turisti terrestri a visitare la città. E i turisti di terra hanno un impatto economico molto più significativo“.
Dall’Australia all’Alaska, dai fiordi della Norvegia alle spiagge caraibiche del Belize ad ancora, rimanendo vicino a casa, a Venezia: da diverse parti del mondo si sono progressivamente accesi gli animi di chi è a favore e di chi invece contrario al dilagare di questo fenomeno di massa, scatenando, in alcuni casi (come a Venezia) una dura battaglia tra le parti.
E proprio le recenti determinazioni riguardo alla Serenissima e all’impossibilità di transito in laguna delle navi di stazza superiore alle 96.000 tonnellate, hanno spinto recentemente il sindaco di Ragusa ad esprimere pubblicamente la propria preoccupazione legata ad un probabile effetto a catena: minori navi in partenza da Venezia si tradurrebbero infatti in minori accosti nella sua città, con inevitabili ripercussioni sull’economia locale.
La questione è insomma ancora aperta e fino ad allora (il divieto su Venezia scatterà a partire da novembre 2014) gli abitanti di Dubrovnik potranno continuare ad osservare gli arrivi delle mega navi in città e tornare a godere di pace e tranquillità nelle ore serali, a porto libero dai grandi fumaioli.
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