Dubutta oggi il social thriller di Vito di Bari

Creato il 06 ottobre 2010 da Db @dariobonacina

Si chiama Social Killer, ma è un social thriller: Vito di Bari ha pensato di modernizzare il concetto di romanzo a puntate, declinandolo in chiave social. Al centro della storia c’è infatti il social network Datebook, utilizzato da un serial killer per raccogliere amicizie tra cui scegliere le proprie vittime. Ma Datebook è anche il nome di un blog vero e proprio che apre i battenti proprio oggi e che è stato realizzato allo scopo di coinvolgere i lettori nella caccia all’assassino.

Il romanzo è formato da 108 capitoli, scaricabili di giorno in giorno, per quattro mesi. L’utente potrà effettuare il download di ogni capitolo sul proprio smartphone e interagire con i profili dei personaggi presenti su Facebook. L’opera non prevede un vero e proprio costo di acquisto, ad eccezione di quelli richiesti dall’operatore di telefonia mobile per la connessione necessaria ai download.

Gli utenti dotati di iPhone o iPod Touch troveranno su iTunes Store l’applicazione Social Killer e i capitoli del romanzo, nella sezione libri. I clienti Vodafone potranno invece ricevere settimanalmente tre link per scaricare su cellulare i vari capitoli del romanzo, inviando un SMS con scritto “Killer” al numero 4887700.

E’ un’iniziativa interessante, che mostra una delle possibili strade alternative che l’editoria potrebbe sperimentare.

Se vi interessa il primo capitolo, eccolo qui (grazie Vito):

1. Una piccola torcia

Se ora entrasse nella cameretta per controllare, nel letto del figlio la signora Lina vedrebbe solo una collinetta. È la sagoma di un bimbo che dorme rannicchiato sotto le coperte.
Ma non è il figlio, e non dorme.
Suo figlio è cresciuto e vive lontano, sotto quelle coperte ora c’è un altro bimbo che tiene in mano una piccola torcia e legge un libro. Fa finta di dormire e legge per ore, ha otto anni ed è il figlio della vicina, Fernanda, che abita al piano di sotto e lavora di notte.

“Me lo terrebbe lei, signora Lina?” le aveva chiesto tre anni prima, dando la mano a quel ragazzino con l’aria da monello e il sorriso di un angelo. “Glielo porto alle nove e vengo a prendermelo verso le due, quando smetto di lavorare.”
“Tutte le sere?” aveva risposto la signora Lina per prendere tempo, ma aveva già deciso.
“Sì, tranne i lunedì quando riposo. Le darei qualcosa, naturalmente. Per il disturbo …”
Il bambino disturbo non gliene dava. La signora Lina si sentiva molto sola in quella casa rimasta prima orfana del marito e poi abbandonata dai figli. Le disse di accomodarsi, si misero d’accordo.
Passarono gli anni, tutte le notti Fernanda veniva a riprendersi il figlio addormentato e lo portava in braccio al piano di sotto perché si svegliasse nel suo letto dopo essersi addormentato in un altro. Lui si addormentava sempre tardi, non aveva mai voglia di dormire. Gli piaceva leggere storie fantastiche nei libri che gli comprava la mamma. Immaginava di essere un cavaliere antico, un esploratore, un pirata, uno sceriffo. Dormendo, gli sembrava di buttare via il tempo. Ma la signora Lina era inflessibile.
“Alle nove e mezza si spegne la luce e si dorme” aveva detto.
“Posso avere quella piccola torcia, mamma?” aveva chiesto il figlio alla madre, al supermercato.
Lei aveva detto di sì e così era iniziata quell’avventura segreta sotto le coperte. Al riparo dei rimproveri della signora Lina, leggeva per ore tutte le notti.

“Che guaio!” pensa il bambino, chiudendo il libro “sono stato uno stupido!”



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