“Ciao Giuseppe, come sei morto tu?”.
“Affogato, e tu?”.
“Ancora non l’ho capito. Stavo giocando a calcio e sono morto.”.
“Brutta cosa. Sono i tuoi funerali quelli?” dice Giuseppe guardando in uno schermo posto nella guardiola del Paradiso.
“Credo di sì”.
“Ammazza quanta gente! Eri famoso?”.
“Veramente non molto. Ma giocando a pallone hai un sacco di gente che ti conosce.”.
“Capisco. C’è anche un sacco di gente importante. Come mai? Che facevi nella vita otre che giocare a pallone?”.
“Ero una brava persona”.
“Anche io. Ma per te si sta fermando l’Italia.”
“ Sembra. Ma non capisco perché. Tu che facevi nella vita?”
“Suonavo su una nave. E’ affondata. Ho ceduto il mio posto sulla scialuppa ad una bambina e poi non sono più riuscito a mettermi in salvo.”
“Allora sei un eroe!”
“Per niente. Sono solo una persona che è stata sempre generosa e l’ultima volta mi è costato la vita”.
“Immagino che pure ai tuoi funerali c’era un sacco di gente.”.
“Ma sì, dai. C’erano tutti i miei amici, i miei parenti, qualche curioso, qualche giornalista. Ho visto tutto da quassù. Ma mai come al tuo.”.
“Chissà perché il mio suscita tutto questo interesse?”.
Pietro, che era alle loro spalle e ascoltava, interviene:
“Perché nel mondo da cui venite conta lo spettacolo, l’apparenza. Tu Piermario eri un bravo ragazzo ma la tua morte ha commosso tutti in quanto è avvenuta davanti alle telecamere, in televisione. La morte di Giuseppe, invece, non l’ha vista nessuno. E’ stato trovato dopo giorni e giorni, quando ormai si erano scordati quasi tutti di lui. Poco conta se si è sacrificato per gli altri. Questo è il mondo da cui venite, finto come uno spettacolo televisivo, dove conta l’apparenza e nulla la sostanza. Benvenuti in paradiso. Qui contate solo voi.
Luca Craia