Coat of arms of Bologna (Photo credit: Wikipedia)
Grande discussione, polemiche ed entusiasmi (entrambi un po’ eccessivi) riguardo questa nuova meraviglia della tecnologia: un algoritmo che cambia forma a seconda delle lettere inserite in un “form” (niente di originale, intendiamoci). E’ invece una novità che si rinuncia all’univocità di un marchio per avere in cambio una sorta di gioco sul quale si spera scoppi un fenomeno di viralità sul web. A mio modestissimo parere sono pie illusioni che tenterò di esprimere in due punti. Premettendo di approfondire le riflessioni e le argomentazioni a favore di questo logo.
1) Nella migliore delle ipotesi molte realtà, fra aziende pubbliche e private giocheranno a creare un logo che non sarà il loro logo. Perché a un proprio logo univoco, magari anche con una storia importante alle spalle, si può fare un restyling. Ma non vi si rinuncerà mai per qualcosa che ti accomuna ad altri sottraendoti l’identità e quindi la reputazione costruita nel tempo (non me ne frega niente dei singoli cittadini: per loro è un giochino che annoierà subito). Un timido consiglio: o il Comune aggrega autonomamente da qualche parte i singoli loghi prodotti dall’algoritmo riguardanti le varie realtà virtuose cittadine (pubbliche e/o private) altrimenti l’operazione si perde nel nulla. E anche la viralità di questi entusiasti è destinata è scemare (e l’entusiasmo in questo caso mi sembra molto indicato al termine di lettura ambigua “scemare”).
2) Se i logo sono costruiti sulla liquidità degli algoritmi possiamo decretare morta la grafica con buona pace dell’associazione italiana che dovrebbe tutelarla e cominciare a dare maggior rilievo agli sviluppatori di sw. Fra l’altro le persone a cui dovrebbe essere indirizzato, cioè i turisti, quelli che hanno la necessità di identificare Bologna, sono certo penseranno che è un’idea strampalata e confusionaria, sulla quale sorriderci sopra. Certo, esiste il logo univoco E’ BOLOGNA, ma se lo guardiamo dal punto di vista grafico ha di piacevole l’aspetto araldico ma sembra più che altro un prodotto delle carte Modiano (un asso di quadri inscritto in un quasi asso di fiori su tonalità rosse….). Di geniale francamente ci vedo poco: più che l’arte per l’arte è la celebrazione della tecnologia per la tecnologia. In questo senso assume ancora di più il senso del giochino, del feticcio tecnologico per stupire. Ma chi?