Una donna instancabile e dalle mille idee. Non dice molto su di sè, ma cerca di farlo trapelare tramite i suoi romanzi. Questa è Lara Manni e questa l’intervista che le ho fatto e in cui l’autrice ci svela alcune novità.
Lara Manni è nata e vive a Roma. Dal 2006 con lo pseudonimo Rosencrantz scrive fan fiction su Efp, una di queste nel 2009 è diventata proprio il suo primo romanzo “Esbat”(recensito QUI) pubblicato con Feltrinelli. Nel febbraio di quest’anno è uscito il seguito “Sopdet” edito da Fazi secondo libro della trilogia che terminerà con “Tanit”.
Sito : http://laramanni.wordpress.com/
E ora avanti tutta con l’intervista…
D : Ti ringrazio moltissimo per avermi concesso di intervistarti anche se sei molto occupata con il progetto “Autori per il Giappone”. Ce ne vuoi parlare?
R: Siamo a trecentodue racconti dopo una settimana. L’idea è nata in modo semplicissimo, come ho scritto sul blog: navigando, ho notato che in molti paesi scrittori e artisti si univano per realizzare progetti in favore del Giappone. Mi sono chiesta perché in Italia queste iniziative fossero così rare e perché finissimo sempre col dare di noi un’immagine rissosa, come se gli scrittori passassero il proprio tempo a detestarsi a vicenda. Ho postato uno status con “facciamolo” su Facebook, Valberici ha detto “io ci sono”, si sono uniti a noi tre meravigliosi postatori, Diana Cullen, Luciana e Vincent Mancuso, e il resto è noto. Ma non è finita: l’iniziativa andrà avanti ancora, sperando di poter avere con noi anche fotografi e musicisti, oltre a scrittori e illustratori.
D : Il tuo esordio da scrittrice è avvenuto su internet. Quanto conta per te questo mezzo di comunicazione?
R : Molto. Lo uso per informarmi e soprattutto per comunicare con gli altri. Sono una persona piuttosto schiva e Internet mi ha aiutata molto anche dal punto di vista umano.
D : Esbat, il tuo primo romanzo, è nato su Efp. Pensi che se tu non avessi inziato lì, la tua strada narrativa sarebbe diversa ora?
R: Forse non ci sarebbe affatto. Efp mi ha dato il coraggio di scrivere e di credere in me stessa, e soprattutto mi ha rivelato il piacere dil fare parte di una comunità di persone che scrivono.
D : Nei tuoi libri tratti molto il tema della mitologia , sopratutto giapponese. Esseri leggendari che si mescolano agli umani, entrano nel loro mondo, li ingannano con il loro fascino, li destabilizzano con conseguenze quasi sempre negative. Ti è mai capitato nella vita reale di incontrare uno yokai?Qualcuno che esercitasse questo potere su di te?
R : Direi di sì. Ma le conseguenze non sono state negative. Ho incontrato una persona che mi ha fatto credere nei miei sogni, e non è un caso che io l’abbia incontrata quando ho cominciato a scrivere. Anzi, i miei incontri magici sono due: uno youkai e una strega. Senza il primo non scriverei, senza la seconda non riuscirei a trovare passabile quello che scrivo.
D : Data la tua passione per la mitologia con quali figure divine la tua personalità potrebbe venir descritta al meglio?
R : Domanda molto difficile. Non sono saggia come Atena, purtroppo, né fatale come una banshee. Mi piacerebbe poter dire Ecate, signora della storie. Ma sembra presuntuoso: diciamo che sono una sua umile servitrice.
D: Sul tuo blog hai postato le track list delle canzoni che ti hanno accompagnata nella stesura dei tuoi scritti. Quanto ti hanno influenzato quelle canzoni? In certi casi ti hanno dato degli spunti in più?
R : Credo di essere una delle poche persone che scrive senza musica in sottofondo. In compenso mi suona nelle orecchie come se la stessi ascoltando davvero. Sì, in molti casi lo spunto è stato decisivo: la scena di Yobai che si avvia allo scontro finale in Esbat non sarebbe la stessa senza Acis and Galatea di Haendel. E Tanit ha un forte debito con Delibes e con I tre allegri ragazzi morti.
D: Esbat significa letteralmente “rituale” tu ne hai uno per le occasioni importanti?
R : Sì e no. Ho i miei piccoli rituali quotidiani, quei gesti scaramantici e un po’ ossessivi che riguardano il non calpestare certi punti del marciapiede, per esempio. Il rito vero è proprio è acquistare un nuovo libro nel giorno in cui esce il mio. Mi sembra un modo per ricambiare.
D : Sopdet significa “anno nuovo” nell’antico cerimoniale egizio.Per chi non ha avuto ancora modo di leggere il libro : cosa c’è di nuovo in questo romanzo rispetto al precedente?
R : E’ molto diverso da Esbat, ed è autonomo rispetto alla prima storia, quindi può essere letto anche senza conoscere il primo episodio. E’ più corale, anzitutto. E’ ambientato anche (e non solo) in tre diversi momenti della storia italiana (1915, 1943, 1977). Ed è forse il romanzo dove mi sono lasciata maggiormente trasportare dall’empatia nei confronti dei personaggi.
D : Tanit, l’ultimo libro della trilogia, lo hai già terminato. Potresti darci una piccola anticipazione?
R : E’ un romanzo oscuro. E’ ambientato in Italia nel 2008, in un momento in cui il nostro paese si stava ripiegando nella rabbia e nella paura. E’ un romanzo dove rabbia e paura, infatti, sono in primo piano. E dove si gioca l’ultima partita: solo uno dei due mondi potrà sopravvivere. Il nostro, o quello dei demoni.
D : Come ti sei sentita quando hai messo la parola fine?
R : Male, come sempre. Da una parte è un momento di felicità. Dall’altra, ci si sente soli, senza i propri personaggi.
D : Stai lavorando anche su una nuova storia il cui titolo provvisorio è “Lavinia” e da quanto si è potuto capire proporrà un tipo di narrativa diversa ai tuoi fan. Posso definirla più “romantica”?
R: In parte. Lavinia è una donna innamorata e tradita. Ma è anche molto, molto di più. E’ ancora una volta un romanzo “gotico”, ma cerco di indagare ancora più a fondo nell’anima femminile rispetto a quanto ho fatto con la Sensei di Esbat. E’ un libro sul destino, anche e soprattutto.
D : In Esbat la Sensei dice “Tutte cose già raccontate, è vero : ma io le ho raccontate meglio degli altri.” Pensi valga per tutti gli scrittori reinterpretare il passato con la creatività di oggi?
R : Certo. Tutti raccontiamo storie già narrate, da quando Omero ha dischiuso le labbra.
D : Sei stata considerata la nuova scrittrice di epica italiana, ti pesa questo giudizio ?
R: Anzi, mi onora.
D : Se di fronte a te ci fosse una persona a cui è stato appena negata la pubblicazione del suo romanzo d’esordio, che cosa ti sentiresti di dirle?
R : Di dare un pugno contro il muro, rompere un bicchiere, prendere una sbronza per superare la delusione. E subito dopo di continuare. Chiedendosi, però, se quel che si desidera davvero è pubblicare o scrivere. E’ importante capirlo. La pubblicazione non è affatto un traguardo, bensì un passaggio che spesso aumenta l’ansia (a me succede così) invece di placarla. La seconda cosa che direi è di infischiarsene di quello che vende e di non adattare mai, per nessun motivo, il proprio stile al libro in classifica. Le mode sono volatili, la scrittura resta: se si è trovata la propria voce, però.
D : Vuoi dire qualcosa ai lettori di Sognando Leggendo?
Continuate a leggere e a sognare, perché sono le due esperienze migliori concesse agli esseri umani.
Grazie ancora a Lara Manni e il sito di questa preziosa opportunità.
Ci si vede in giro ^___^