Due giorni, una notte e una recensione neorealista

Creato il 19 novembre 2014 da Cannibal Kid
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Due giorni, una notte (Belgio, Francia, Italia 2014) Titolo originale: Deux jours, une nuit Regia: Jean-Pierre e Luc Dardenne Sceneggiatura: Jean-Pierre e Luc Dardenne Cast: Marion Cotillard, Fabrizio Rongione, Catherine Salée, Batiste Sornin, Simon Caudry, Fabienne Sciascia, Olivier Gourmet Genere: neorealismo 2.0 Se ti piace guarda anche: Ladri di biciclette, gli altri film dei Dardenne
Devo scrivere un articolo sul film Due giorni, una notte per un sito con cui collaboro per lunedì mattina. Se non ce la faccio a consegnarlo in tempo, la collaborazione finisce e mi licenziano. Oggi è sabato. Ho tutto il weekend per guardare e recensire il film. Il cinema più vicino a casa mia che lo trasmette è però a centordici kilometri d distanza. In più fuori piove come in quel film brutto di Darren Aronofsky. L'alternativa più comoda è cercarlo in rete. Apro il sito in cui sono presenti tutti i films più nuovi e c'è. Lo metto in download. Nel frattempo, per ingannare l'attesa, mi guardo il nuovo episodio di una serie che seguo. Qualcosa di poco impegnativo, visto che Due giorni, una notte è un film dei fratelli Dardenne, i reucci del cinema neorealista belga, e mi sa che potrebbe essere un mattonazzo bello pesante. Dei due registi coi capelli bianchi ho fino ad ora visto solo Il ragazzo con la bicicletta e, a dirla tutta, l'ho trovato piuttosto leggero e piacevole. Però sono diffidente per natura e di quei due radical-chic non mi fido molto. Penso allora che prima mi vedrò la nuova puntata di How to Get Away with Murder... Nah, troppo impegnativo. Meglio andare di Grey's Anatomy. Lì il trash più scacciapensieri è proprio garantito. E infatti...
Dopo una puntata super odiosa di Grey's, in cui tutti i personaggi fanno a gara a chi è più odioso – Meredith? Il dottor Stranamore? La Kepner? La insopportabile new-entry Geena Davis? – lo scaricamento non è ancora finito. Faccio in tempo a farmi una cagata. Sì, dai vado a farmi una cagata, che Grey's Anatomy mi ha proprio stimolato. 10 minuti dopo... 10 minuti? Diciamo 20 minuti dopo... Okay, mezz'ora dopo torno al computer e il file, volevo dire il film, è bell'e pronto per essere guardato. Alzo il volume al massimo, ma non si sente niente. Nessun suono. Ah già, i fratelli Dardenne sono fratelli neorealisti e quindi non ci sono musiche extradiegetiche. Quando Marion Cotillard comincia a parlare, la sua voce rimbomba. Forse è meglio se abbasso. Marion la vedo un po' smunta, un po' depressa, un po' sbattuta. Me la sbatterei volentieri pure così, anche se in questo film non si presenta esattamente come una sex bomb. Ma Super Marion Bros va sempre bene. A livello recitativo è poi sempre qualcosa di magnifico. Fin da subito ci si dimentica di Marion Cotillard l'attrice, di Marion Cotillard la figa, di Marion Cotillard in generale e si vede solo Sandra, il suo personaggio. Una donna che ha avuto un esaurimento nervoso, si è presa una pausa dal lavoro e infine è stata licenziata. Per lei c'è comunque ancora una possibilità: i suoi 16 colleghi devono votare tra il reintegrarla in ditta, oppure avere un bonus di 1000 euro ciascuno. Marion/Sandra ha a disposizione un weekend di tempo per cercare di convincerli a stare dalla loro parte. Cosa faranno?

"Che depressione! Da quando ho perso il lavoro posso permettermi solo un cono monogusto."


Altroché film neorealista neopalloso. Questo dubbio fa assumere al film dei Dardenne quasi i contorni di un thriller, capace di tenere incollati allo schermo dall'inizio alla fine. Oltre che un thriller, Due giorni, una notte assume anche i contorni del survival. No, non siamo dalle parti di The Walking Dead, per fortuna. Per mostrarci la crudeltà e la volontà di sopravvivenza degli uomini non è necessario usare la scontata e abusata metafora degli zombie. Basta mostrare il mondo di oggi, così com'è. Il tal senso, il neorealismo può essere molto più agghiacciante di qualsiasi horror o pseudo horror di sorta. Mentre guardo la nuova pellicola dei Dardenne mi domando cosa farei io al posto di Marion Cotillard. Avrei l'umiltà di andare di porta in porta a chiedere il voto alle persone? Lei riesce a farlo, ma non con la faccia da culo del politico di turno. Lo fa perché è tutto ciò che le resta. Quella è la sua ultima speranza per tenersi il lavoro. Il film mi ha fatto anche domandare cosa farei io al posto dei colleghi della protagonista. Cederei all'umana pietà, oppure penserei al mio solo esclusivo egoistico tornaconto personale? Mentre mi chiedo questo, mi appassiono sempre di più al dramma di Sandra/Marion. Un dramma molto semplice, che appare anni luce distante dalla complessità di un Interstellar, l'ultimo film che ho visto prima di questo. Io non sono tanto per il cinema neorealista, però ogni tanto ci vuole. Ci vuole una storia semplice capace di catturare la complessità della vita di tutti i giorni. La difficoltà di tirare avanti oggi, tra una crisi economica fuori e una crisi personale dentro che ti opprimono. Mi appassiono così tanto a questa piccola grande vicenda neorealista che alla fine passo dalla commozione agli applausi a scena aperta.
Il film insomma mi è piaciuto, al di sopra di ogni mia aspettativa. Adesso però viene la parte difficile. Devo scrivere una recensione che sia all'altezza della pellicola, se non voglio essere licenziato pure io. Non basta dire che il film mi è piaciuto e il gioco è fatto. Devo trovare una qualche chiave di lettura.

"Tesoro, almeno a tavola staccati dal computer."
"Non posso. Non ce la faccio a smettere di leggere Pensieri Cannibali!"


Mi siedo al computer. Mi gratto le chiappe. Apro OpenOffice. Con Word non mi trovavo più bene e allora l'ho tradito con il rivale gratuito. Beccati questa, Bill Gaytes! Non so cosa scrivere. Comincio a cazzeggiare su Facebook in cerca di qualche spunto, di ispirazione. Niente da fare. Non ho idee. È già arrivata sera, ed è sabato sera. Meglio se esco per schiarirmi un po' le idee. Bevo qualche birretta. Quando torno a casa, realizzo di aver bevuto qualche birretta di troppo. Forse non era nemmeno solo qualche birretta. Provo a stendermi a letto, ma gira tutto intorno alla stanza, mentre si danza e così provo a mettermi a scrivere al computer. Alcuni dei miei articoli migliori sono nati proprio così. Sotto gli effetti dell'alcool. Mi siedo al computer. Mi gratto le chiappe. Apro OpenOffice. Sto un po' lì a fissare la pagina bianca, fino a che non comincia a girare anch'essa. Il computer rotea davanti ai miei occhi. Io mi innervosisco. Sclero. Mi accendo una paglia per rilassarmi. Finisce che mi rilasso troppo e gli occhi mi si chiudono.
Quando si riaprono, il sole è alto in cielo. Si fa per dire, visto che continua a piovere sempre come nel peggior film mai girato da Aronofsky. Però è già giorno da un pezzo. Guardo l'ora sul cellulare. È già pomeriggio. Ho saltato il pranzo. Poco male. Non ho per niente fame. Realizzo di essere in pieno hangover. Ottimo. Alcuni dei miei migliori articoli, ancora meglio di quelli realizzati sotto gli effetti diretti dell'alcool, sono nati proprio durante dei memorabili hangover. E allora mi siedo al computer. Mi gratto le chiappe. Apro OpenOffice. Due giorni, una notte. Due registi, un'attrice. Non mi viene in mente altro. Porca troia! Sono assalito dal panico. Mi sa che non ce la faccio a consegnare l'articolo per domani. Verrò licenziato. Me lo merito. Me lo merito proprio. Quando non si parla di un qualche filmetto teen o fantasy o young adult o tutte queste cose insieme, bensì di un dramma neorealista che racconta della vita vera delle persone vere qui nel mondo vero, non so più cosa dire. Non sono un autore completo. So solo scrivere stronzate a proposito di stronzate. Non ce la faccio a comporre un articolo serio, o anche solo una frase seria, su un film serio. Comincio a piangere e mi addormento tra le lacrime.
Quando mi sveglio, è lunedì mattina. Manca solo un'ora alla deadline. L'ora della scadenza mortale. L'ora del mio licenziamento. Hey, manca ben un'ora! Ho ancora tutto il tempo che mi serve. Ho scritto articoli anche in soli 10 minuti, un'ora al confronto è praticamente un'eternità. Basta solo avere l'idea giusta. Basta solo rendere lo stile usato dai registi per il film. Sì, ma che stile usare, nel caso di un film neorealista? Uno stile neorealista, bang! Come ho fatto a non pensarci prima? Scriverò un post neorealista sugli ultimi due giorni e una notte (che poi in realtà a essere pignoli sono tre giorni e due notti) che mi hanno portato alla scrittura della recensione della pellicola Due giorni, una notte. Sì, è deciso. Lo scrivo così e poi lo invio. E se mi licenziano lo stesso, fanculo, vuol dire che era destino.
Articolo scritto. Salvo. Chiudo OpenOffice. Mi gratto le chiappe. Apro la mail. Mando il mio pezzo al sito. Sono le 9:01, un minuto dopo la deadline di scadenza. Passano i minuti, e ancora niente. Attendo la risposta bevendomi un paio di birrette, anche se è solo un lunedì mattina. Dopo un po', leggo che c'è 1 mail non letta. Apro la mail. Dal sito mi fanno sapere che l'articolo è un po' scritto da cani, ma l'idea non è niente male. Il problema è che l'ho mandato in ritardo. Le scadenze vanno rispettate e io non l'ho fatto. Per un solo minuto, ma non l'ho fatto. Licenziato. Sono stato licenziato. Lo sapevo sarebbe andata a finire così, però sono contento, perché so di avercela messa tutta. E poi, pazienza. Vuol dire che è l'occasione giusta per voltare pagina. Per trovare un altro posto. Apro la mail. Inserisco l'indirizzo del The New York Times. Mi prenderanno a lavorare per loro? Scrivo una lettera di presentazione in perfetto inglese. Allego il mio Curriculum Vitae. Invio la mail. E che God questa volta me la mandi buona! (voto 7,5/10)

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