Parte Seconda
Capitolo Primo
Irlanda
La notte dovette essere per entrambi la medesima buona consigliera, perché il mattino dopo, svegliandoci nella stanza inondata di sole, senza neppure alzarmi dal letto, rivolto a Giorgio, chiesi:
“ – Allora, Giò, che si fa?”
“ – Irlanda” – fu la sua semplice, pacata risposta.
Mr Winningoes quasi ci abbracciò quando, terminata la prima colazione, gli comunicammo la nostra decisione.
“- Grazie, figli miei “ -, pronunciò con voce commossa – “ saprò ricompensarvi come meritate”.
- “ Veramente” – gli fece eco Giorgio con un po’ di imbarazzo, forse preoccupato di lasciare troppi dubbi sospesi – “ dovremmo definire ancora certi particolari e soprattutto verificare se il lavoro sarà di nostro gradimento”.
- “ Certo, certo. Non preoccupatevene, ora “- fu la frettolosa risposta dell’uomo, che passò subito a illustrarci l’immediato programma della giornata. Ci informò così che, poiché la pista di Gehenna Geld era stata risistemata dopo i disastri causati dalle piogge dei giorni precedenti, saremmo partiti subito alla volta dell’Irlanda.
Ai bordi della pista di atterraggio osservammo in silenzio l’uomo svolgere le operazioni preliminari. Tirò fuori l’aereo dall’hangar, che si trovava defilato sul lato nord del boschetto, poco distante dal limite stesso della pista. Fece scaldare il motore per alcuni minuti, quindi si accostò lentamente a noi, consentendoci di salire sul piccolo aereo bianco. Dopo una breve corsa l’aereo decollò. Notai la guida sicura del pilota.
- “Per un ex-pilota di caccia Spitfires della RAF, guidare questo velivolo è proprio un gioco da ragazzi “- commentò Mr Winningoes, senza che io avessi detto niente. Dopo un’ulteriore occhiata al quadro dei comandi ci disse che l’atterraggio in suolo irlandese era previsto dopo un’ora e mezza di volo circa.
Volavamo in silenzio. Ogni tanto Mr Winningoes ci comunicava l’altitudine o la temperatura esterna; oppure ci informava sui vari siti che stavamo sorvolando in quel preciso istante, invitandoci a guardare dai finestrini monti, mari, canali, fiumi e città dai nomi sconosciuti, che scorrevano sotto di noi, come pellicole dai contorni confusi e indistinti. A volte il silenzio veniva rotto dal gracchiare della radio di bordo. Doveva trattarsi per lo più di messaggi in codice, poiché quelle frasi brevi e sguaiate, mi risultarono del tutto inintelligibili.
Dopo un’ora e mezza circa dal decollo, come previsto dal provetto pilota, l’aereo cominciò a scendere di quota. Lo scenario sottostante ci apparve dapprima montuoso e desolato. Poi ci investì lo sguardo un’estesa macchia di colore verde e fu lì che, piano, piano, un varco si aprì ai nostri occhi. Era una pista di atterraggio non molto dissimile, per grandezza e condizioni, da quella di Heavengate. Una volta in pista l’aereo imboccò un ampio sentiero tra le possenti querce di un bosco, quindi infilò direttamente un hangar, lì dove il sentiero sembrava morire.
Slacciammo le cinture e scendemmo a terra. Entrammo in un montacarichi, anch’esso opportunamente aperto e pronto all’uso, e con esso ci calammo per alcuni metri in profondità.
Quando il montacarichi si arrestò dolcemente, si intravide un’ombra gigantesca al di là dei cancelli, che vennero aperti dall’esterno.
L’ombra intravista si materializzò in una luce artificiale, chiara e potente.
- “Benvenuti a Geenna Geld” – disse un vocione profondo, seguito immediatamente da una sguaiata risata.
Quella voce e quella risata mi risuonarono note alla mente. Osservai l’uomo che le aveva prodotte e vidi un gigante grande e grosso, con i capelli rossi e le lentiggini al viso. Era Big Joe, l’aiutante del sedicente Mr Jocking. Quest’ultimo, ancorché nelle sue vere vesti di Mr Winningoes, gli chiese, senza alcuna nota di emozione nella voce:
- “E’ tutto a posto?” –
- “Oh sì, certamente, Lord Winningoes” – rispose il gigante, come se quella domanda suonasse offensiva.
- “ Eva sta bene? “- gli chiese ancora mentre ci precedeva tutti e tre per un lungo e spoglio corridoio, illuminato artifialmente.
- “ Eva sta benissimo, mylord “-. La risposta, compunta e riguardosa, venne contrappuntata da una nuova, sarcastica risata.
Ci arrestammo di fronte ad una porta in metallo su cui stava scritto : “ Central Controlling Room”.
Big Joe aprì la porta e noi seguimmo Mr Winningoes all’interno, mentre quel goffo gigante ristette sulla soglia, in una posa comica e solenne allo stesso tempo. Entrando incrociai il suo sguardo, leggendovi una muta e beffarda risata.
Dentro la stanza era ampia, con le pareti spoglie e prive di finestre. Sembravano, così come il soffitto e lo stesso pavimento, rivestite con lucide e incolori lastre di piombo.
Lungo tutta la parete sinistra correva un banco di metallo, su cui spiccava una serie ininterrotta di apparecchiature elettroniche di forma rettangolare, per segmenti di un metro e mezzo per un metro di profondità. Soltanto in prossimità del segmento centrale, vi era una pedana che facilitava l’accesso a una consolle di comandi che si allungava, oltre la tastiera, fin sulla parete, con numerosi interruttori, tachimetri e quadranti graduati di lettura, spie di rilevazione e manopole di varia foggia e dimensione. Ogni segmento elettronico incorporava in sé una tastiera e, sopra, in corrispondenza degli stessi, si snodava una serie continua di video, tutti accesi e di uguale dimensione.
Mr Winningoes si diresse con decisione e sicurezza al centro di quel banco di regia, che faceva sembrare la stanza piuttosto una sala di direzione del volo, e da qui sembrò dominarlo per intero.
Accese, ora sporgendosi a destra, ora a sinistra, alcuni quadranti di lettura, che esprimevano i loro valori, per lo più, con lettere di un alfabeto sconosciuto. Solo in seguito, scoprii che si trattava dell’alfabeto gaelico. Poi battè abilmente e velocemente sulla tastiera centrale. Anche se non feci a tempo a capire il significato di quella sua rapida digitazione, notai che le lettere della tastiera erano quelle dell’alfabeto latino.
Dopo un pò di tempo, preceduto da un breve ma intenso ronzìo, una stampante emise un chilometrico tabulato.
Mr Winningoes ne consultò attentamente i vari fogli che lo componevano, indi lo ripose in uno schedario, pure di metallo, incastonato ai piedi del banco. Con il volto luminoso mormorò alcune frasi smozzicate di soddisfazione, assorto in chi sa quali pensieri. Infine schiacciò un pulsante rosso. Una luce intermittente, anch’essa di colore rosso, apparve sul video centrale, dopo una breve pausa.
- “ Bene” – disse allora Mr Winningoes rivolto a noi – “Eva è disposta a riceverci subito. Seguitemi “.-
…continua…