In questo continente
di un pianeta clandestino
di giorno rubo
spiragli di luce al cielo
con trastulli momentanei
stanco di essere vivo.
La notte vivo il furore
della mia condizione
stanco di essere un numero
d’una statistica.
Un numero che elenca
la vita e la morte in cifre
non racconta
che piango e graffio pareti
tra scorci di cielo notturno
e rantoli mattutini.
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“La replica”
Sul fondo silente
d’una città morta
sento l’eco dei fischi
e il nauseabondo
odore di cavoli lessi.
I lividi sull’anima
non sono un ricordo
sono il presente
ostinato e fedele
della grande farsa
di cui mi ha onorato
l’autore tiranno.
Una tragica farsa
replicata ogni sera
con le stesse battute
ad ogni stagione.
Parole tra i denti
false promesse
principi di carta
ideali sepolti.
Non altro del resto
viene insegnato
nel buio teatro
dove passo la vita.
Soltanto frammenti
di un tempo già morto
e di un futuro
che non diventerà mai vita.