Due mini review: due ya imperfetti

Creato il 25 luglio 2015 da Anncleire @anncleire

È caldo e scrivere recensioni con la testa che scoppia per l’afa non è proprio l’ideale. Infatti sono rimasta terribilmente indietro, con un accumulo di libri più o meno mediocri che non mi hanno per niente soddisfatta. Sono in quello che gli americani chiamano “reading slump” e che riassume la situazione, assai penosa per un lettore, in cui niente soddisfa, i libri sono tutti so and so, e tutto sembra imperfetto. Ho anche beccato un libro noioso da morire, che ho deciso di abbandonare in attesa di tempi migliori. Ho deciso quindi di accorpare due mini review, per ridurre un po’ gli arretrati e visto che i libri non mi sono piaciuti, spero che la mia brevità non sia un problema. I libri in questione sono:

- Rossa di Maddalena Rinaldo in cui la protagonista di quindici anni, senza nome si ritrova ad affrontare il cancro e le sue conseguenza, in una descrizione talmente irreale e fuori dal mondo che mi irritato incredibilmente

- Zali Luna: Movie Star di Emma Jamvold in cui una perfetta sconosciuta si ritrova ad essere la protagonista di un film, con attori famosissimi e scopre cosa è l’amore. Di una banalità mai vista con uno stile semplicistico e trito.

“Rossa” prometteva bene, esordio dell’italiana Maddalena Rinaldo, voleva essere una riflessone su cosa prova una giovane ragazzina alle prese con una malattia gravissima. Depersonalizzata, tant’è che la protagonista non ha neanche un nome, risulta un’accozzaglia di sentimenti sconclusionati, un insieme di pagine accostate senza né capo né coda, di una irrealtà che mi ha irritato profondamente, con una famiglia da condannare. E la protagonista, di un vuoto emotivo spaventoso.

Rossa è la sua guerra. Rossi i suoi capelli. Rosso il sangue della sua lotta contro un nemico che si rivela quando ha quindici anni. Rossa è la chemioterapia. La storia vera della battaglia di una ragazza, non importa contro cosa e contro chi. L'obiettivo è vivere. Una guerra estenuante, senza esclusione di colpi. Una bambina si fa donna, ma il rito di transizione non è una passeggiata. Proprio no. Il nemico è doppio e lei è costretta a combattere contro il tumore e contro l’adolescenza. Finché uno dei due diventerà suo alleato. Il tumore.

L’eccesso disgusta sempre, anche quando si tratta di una quindicenne investita dal  peso di  una malattia debilitante e sconvolgente, da combattere ogni giorno per uscirne vincenti. Il problema è il modo in cui la Rinaldo ha scelto di rappresentare la giovinezza spezzata, il modo in cui si è approcciata al racconto. Il suo tentativo di rendere la storia universale è miseramente fallito lasciato con una protagonista arida e vuota, in cui è impossibile connettersi emotivamente. Quando il cancro diventa un mostro, pronto a fagocitarti in cosa ti rifugi? La protagonista è ossessionata dal sesso e dal suo corpo in lento decadimento, dalla perdita dei suoi capelli rossi, dalla perdita dell’innocenza. Ossessivamente ripetuto è l’atto di osservarsi nuda, quella nudità privata dei connotati dell’adolescenza, quella nudità che la priva della sensazione di sentirsi grande. Tutto è rapido e affrettato. Tutto è inconsistente. Per tutto il tempo mi sono chiesta dove fosse la famiglia, dove fosse il supporto psicologico che i malati di cancro hanno a loro fianco. Per tutto il tempo mi sono chiesta se davvero fosse il sesso, personificato e distorto, privato dell’amore e dell’emotività ad ossessionare una ragazzina di quindici anni che guarda in faccia la morte. Non è piuttosto la morte stessa a riempire il cervello, a sedimentarsi nei pensieri? E dove sono le emozioni? Dove il traballante pensiero di non farcela? La protagonista sembra quasi rassegnata, la lotta non esiste, e anche i momenti in ospedale sono asettici, bruschi, seppelliti da allucinazioni,  ricordi, sogni che non hanno né capo né coda, sono quasi il frutto di una mente malata e perversa. Sono rimasta completamente scioccata, scioccata. Devo dire che l’inizio prometteva bene, con le riflessioni sulla perdita dei capelli, che credo sia una delle cose più visivamente impattanti quando si affronta la chemio, ma poi la Rinaldo si è persa, senza più ritrovarsi.

Il particolare da non dimenticare? Delle parrucche…

Ringrazio Maddalena Rinaldo per avermi regalato la possibilità di leggere questo libro in cambio della mia onesta opinione.

“Zali Luna: Movie Star” è arrivato nelle mie mani grazie alla sua autrice, Emma Jamvold che mi ha contattato per chiedermi se ero interessata. Non so per quale raptus ho scelto di accettare, la trama però prometteva bene, di solito le sconosciute che emergono a grandi star mi fanno sempre tanta tenerezza ma Zali no, è di un infantile, un ridicolo, che avrei solo voluto prenderla a badilate in faccia e decisamente mandarla a quel paese. Una sciacquetta, e il romanzo non mi è piaciuto per niente.

La sedicenne studentessa Zali Luna è stata scelta per il suo primo film importante. Ma mentre andare a Sydney e lavorare con il famosissimo e bellissimo Oliver Lamond è un sogno che diventa realtà, Zali ha anche un grande problema. È abbastanza sicura di  essere la sola sedicenne al mondo a non essere mai stata baciata, e presto dovrà baciare Oliver sul grande schermo. Zali è determinata a far pratica prima del grande giorno, ma c’è la sua rivale, la star Emma Small con cui confrontarsi e poi c’è Harry,  che potrebbe provare per lei sentimenti più profondi di una semplice amicizia.

Si in effetti a rileggerla la trama non promette nulla di buono, soprattutto quando l’ossessione più grande di Zali, non è riuscire nel suo lavoro, recitare bene per un grande regista, non è che il suo coprotagonita si accorga che non sa baciare. Si perché è questo  il problema più grande di una sedicenne. Devo dire che Zali sembrava una ragazzetta in gamba, con il suo bel background culturale alle spalle, una famiglia presente e amorevole e un sogno per cui ha lottato e che ha finalmente realizzato. Eppure è di un superficiale mai visto, che si crogiola nell’apparenza, nello star system, che pensa alla fama, al successo e non alla qualità dei rapporti, alla bontà dei sentimenti, alla verità delle connessioni che costruisce con le altre persone. È sostanzialmente una ragazzina che non ha capito niente del mondo e probabilmente se lo avessi letto da ragazzina, forse e dico forse lo avrei apprezzato. Certo c’è l’entusiasmo della prima cotta, l’impareggiabile sogno di non solo incontrare ma lavorare con uno dei suoi miti cinematografici, ma sostanzialmente la storia è un connubio di cliché triti e ritriti e una ragazzina che non ha niente di speciale, ma un grande talento. La fine, da cui mi aspettavo molto di più, mi ha lasciata parecchio interdetta. L’unico personaggio che mi è piaciuto è Harry, uno che non bada alle apparenze, che sa quello che vuole e cerca di ottenerlo in tutti i modi. Non serve avere successo e essere osannato da un’orda di fan dagli ormoni impazziti, ciò che conta sono i sentimenti, le piccole cose, i successi ottenuti con il sudore della fronte e i sacrifici. Insomma la storia non ha niente di particolarmente eccitante.

Il particolare fa non dimenticare? Una tuta di lattice…


Potrebbero interessarti anche :

Possono interessarti anche questi articoli :