Due parole di "spiritualità"…

Creato il 16 luglio 2012 da Tnepd
Una piccola, essenziale precisazione, su ciò che intendo con la parola “spiritualità”.  Per me, “spiritualità”significa, tra le altre migliaia di significati, la percezione, credenza, e realizzazione della propria personale esistenza, come un percorso volto alla realizzazione completa di ogni potenzialità latente e manifesta dell’individuo.  Potrà questo forse risultare, dapprincipio, semplicistico, o piuttosto banale. Ma, lo crediate o meno, si tratta di un’accezione dall’immenso significato. Innanzitutto per la semplice ragione, che è la direzione diametralmente opposta, rispetto a quella che ogni giorno prendono la stragrande maggioranza degli individui che si amalgamano in questo schifo di società. Non è certo, in altre parole, la realizzazione di tutto ciò che mi pertiene per essenza, l’obiettivo costante, e l’angoscia latente, ciò che guida e condiziona scelte ed atti della maggior pate egli individui ogni giorno.  Le domande di capitale esistenza, per l’ESISTENZA in quanto fenomeno unico e irripetibile, per quanto in perenne sviluppo, rimangono sempre sullo sfondo, delle vite individuali. Fino a quando si è troppo stanchi, troppo vecchi; e queste domande emergono con prepotenza tutte in una volta…e non abbiamo più l’energia necessaria, per farne qualcosa. Il significato più insopprimibile, per me, della parola “spiritualità”, significa non tanto che non desidero, o non accetto, che un giorno morirò. Bensì, che voglio dare un senso compiuto alla mia vita, per quel giorno. Quanto seguirà, per quanto sia perfettamente sicuro che qualcosa come la reincarnazione, è qualcosa di molto simile, sia pura e semplice realtà ( anche se credo che , per chi non ha mai inseguito il senso della propria esistenza, un’altra ulteriore, in medesimi o simili “panni”, sia perfettamente inutile; e pertanto uno spreco che la Natura si risparmia volentieri ), non mi interessa affatto. Non mi ha mai affascinato troppo la prospettiva di un dopo. Sono, per converso, un perfetto “drogato” del DURANTE. Sono, cioè, il genere di persona che elargisce molta più importanza al VIAGGIO, piuttosto che alla META…. Uno dei pochissimi mentori, che in vita mia abbia mai accettato, era solito ripetermi che “non dobbiamo mai preoccuparci dell’esito di un buon lavoro svolto. Non dobbiamo mai perdere troppa energia concentrandoci, in ogni caso,  su quella che è una semplice, inevitabile conseguenza, di un milione di scelte ( giuste o sbagliate, virtuose o viziose ) precedenti.”  Credo che l’auto-realizzazione sia ad ogni mantenuta in fondo alle priorità che le varie istituzioni e strutture di ogni tipo pongono di fronte all’uomo come valide, reali e vere. Della “divinità” viene insegnato che sia qualcosa i fronte alla quale si debba cadere in ginocchio; della vita viene insegnato esservi una serie di tappe cronologiche ineludibili, e un’inevitabile declino. Il resto, sono rapporti interpersonali all’insegna del commercio. Anche i rapporti che dovrebbero essere più puri ed emozionalmente potenzianti, sono stati in gran parte di questi tempi corrosi, dal tarlo della “commercializzazione relazionale”. E’ un chiodo fisso, per quanto la maggior parte delle persone vi aderisca senza rendersene minimamente conto; o senza realizzare minimamente quanto vanno facendo.  Quanto è palese, invece, sono le conseguenze.  Comunque, realizzazione personale, di tutti i propri potenziali. Mi domando, per carità fra me e me, come diventerebbe questo mondo, se il potere fosse o diventasse una pratica creativa, esercitata da ogni individuo nei confronti, e solo nei confronti, di se stesso. Se le persone, anziché partire dal principio implicito e vampiresco, che garantirsi un equilibrio a questo mondo, significa sottrarlo a qualcun altro, o raggiungerlo a discapito di qualcun altro, o “puntellandosi”, quel che è peggio, sulle spalle di altri…se invece di vivere a questo modo, le persone prendessero a imparare che è bellissimo vivere sulle proprie gambe, seguire con ammirazione i propri passi, vivere con autenticità la propria strada; e rispettare gli altri che fanno lo stesso. Nulla di più.  Sento parlare di problemi di qualsiasi natura; energetici, economici, politici. Quello che di cui non sento mai parlar, non con sensatezza, sono i problemi “spirituali”, dell’essere umano. E’ come pretendere di curare una pianta malata alle radici, agendo ogni giorno, esclusivamente sulle foglie. Così, non potrà mai risolversi nulla, di relativo all’essenza. E secondo me, un errore tanto macroscopico, è tutto fuorché casuale; tutto, fuorché frutto, di una plurimillenaria disattenzione…  Un abbraccio controcorrente David The Hurricane Di Bella

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