Passi all’orizzonte, Uluru
Uluru Kata-Tjuta National Park, 26 Dicembre 2011
Toccare il cielo con un dito, travolto dal vento davvero troppo forte.
Per me è stata una magia. Ieri ho visto il tramonto dal Sunset Point e il sole, calando, lanciava i suoi raggi sulla parete di roccia, prima rossa, poi marrone e infine nera. Questa mattina alle 5 ho visto l’inizio di un nuovo giorno che mai e poi mai avrei pensato capace di regalarmi questa emozione. È stata una sorpresa, un’opportunità sfruttata che lascerà solo bei ricordi. Quando la guida ha chiesto se tra noi ci fosse qualcuno con l’intenzione di scalarla, anche se pericolosa con i 41°C odierni, la mia mano si è alzata da sola, prima che potessi rendermene conto.
Poi, una volta raggiunta la “cima” le mie mani si sono alzate di nuovo, verso un cielo che sembrava più vicino, urlando la mia gratitudine per essere lì, con il vento che portava via il mio grido di gioia e Markus e Daniel che avevano la stessa espressione stupefatta. Dal punto più alto si vede solo roccia, un unico pezzo enorme di monolite, e l’orizzonte molto lontano. Le piccolissime auto nel parcheggio viste durante la salita sembravano su un altro pianeta, tant’è straordinario e fuori dal comune l’ambiente che mi circonda.
La linea dell’orizzonte non ferma i miei pensieri, vanno oltre il limite del mio campo visivo. Penso a quanti altri posti vedere. Penso a quante altre volte voglio sentire il vento così caldo sulla mia faccia e a quanti millenni di storia aborigena ci sono sotto i miei piedi. Ho voglia di vivere e di scoprire, di sapere.
Ho tanta sete di esperienze come queste, selvagge e così cariche di energia.
Questa ascesa è stata una cosa di cui non mi sono pentito affatto e che, tra le altre, posso spuntare dalla mia bucket list, la mia lista dei desideri.
E pensare a tutte quelle persone che mi hanno detto: non andarci, costa troppo ed è solo un sasso.
Un’emozione così però vale molto più, un ricordo che porterò con me per sempre.
Non è paragonabile a una delle nostre bellissime cime dolomitiche, è totalmente diverso. Qui non ci sono altre cime intorno. Solo una linea orizzontale che si estende verso terre infinite, molte ancora inesplorate. E io dall’alto cerco con lo sguardo la fusione tra terra e cielo, colori che si mescolano in un luogo senza né inizio né fine.
La conclusione sembra scritta appositamente per questo stato d’animo ed è una frase di Walter Bonatti: “Chi più in alto sale, più lontano vede; chi più lontano vede, più a lungo sogna”