due passi per Torino. E tutti i pensieri che porta con sè.

Creato il 04 aprile 2014 da Verdeacqua @verde_acqua

Di momenti sliding doors ne è piena la vita.
Io anche ne ho accumulate parecchie.
Avrei potuto non andare da Lui a Firenze quel giorno.
Avrei potuto accettare quell'altra proposta di lavoro. Anzi di stage.
Avrei potuto, contro me stessa, assecondare quel pensiero che da dentro mi diceva non ora.
E poi c'è quella volta che fui ripescata dal test di ingresso dell'università.
Tutto quello che volevo nel lontano 2001 era andare a vivere a Torino da sola, fare l'università e stare con il mio ragazzo di allora. Che era lo stesso da anni.
Io che vivevo in un paese a 40 km da Torino, un pò in montagna e un pò no, che non vedevo l'ora di sentirmi indipendente e libera, che volevo andare via di casa a tutti i costi, io che volevo la grande città, il caos, la vita notturna, l'autogestione.
E invece il test d'ingresso per la facoltà scelta non lo superai.
Ma ero convinta di voler studiare quello. Psicologia. Le lezioni di filosofia del liceo, quel professore così bravo, barbuto e innamorato di Jung mi avevano convinta. E poi c'era l'idea di aiutare gli altri. Avevo diciotto anni e quell'idea a quell'età ti fa sentire utile e in pace con te stessa. Ti fa sentire più viva. Più adulta.
Me ne sono resa conto dopo che non faceva per me. Ma vabbè.
Rimane il fatto che c'erano 100 posti all'università di Torino e ci presentammo in quasi 2000.
E io che mi vedevo in un bella mansardina in uno di quei palazzi torinesi che solo Torino ha, mi sono dovuta ripensare.
E così sono finita a Padova. L'alternativa era Milano, ma da brava torinese, no Milano non mi piace. E poi vuoi mettere una delle università più vecchie d'Italia?
Così io e mia madre ci siamo concesse qualche giorno in giro per quella che ora è la mia città. E mi sono innamorata. Del suo essere piccola e grande insieme, piena di vita studentesca, ad accesso libero senza test d'ingresso. E così il monolocale l'ho trovato, persino con il soppalco, un paio di scarafaggi a farmi compagnia e il fidanzato lontano che di colpo non mi è sembrato un problema.
Ho iniziato i corsi entusiasta, ho mangiato i sofficini proibiti a casa mia per un mese di fila, ho subito imparato cosa fossero i mercoledì in Piazza delle Erbe e che gli spritz non sono proprio così leggeri come sembra.
E che i fidanzati del liceo forse non vanno più bene all'università.
Due mesi dopo mi hanno richiamata dall'università di Torino.
Ripescata.
E io ho risposto, no grazie, sto bene qui. Anche senza pensarci troppo.
Adesso, ogni volta che mi ritrovo a passeggiare per Torino ci penso.
Nessun rimpianto, è come un gioco.
A come sarebbe stato se avessi risposto sì arrivo.
A cosa starei facendo.
A se psicologia, con una vita diversa, mi sarebbe potuta andare bene.
A chi sarebbe il mio Lui.
A se ci sarebbe un Piccolo Lui.
Alle amiche di oggi.
A cosa mi avrebbe fatto ridere. A cosa mi avrebbe fatto piangere.
Perchè noi siamo quello che siamo ma siamo soprattutto quello che viviamo.
E il dove conta molto.
Influisce sul cosa e sul  con chi.






















Potrebbero interessarti anche :

Possono interessarti anche questi articoli :