Usiamo soltanto / il cinque per cento / (…) dei fichi maturi / raccolti dalla pianta, / che lasciamo in dispensa / pigramente infradiciare.
Uno stile di poesia legato all’immagine, al suono, al profumo, tutto all’interno di un mondo immaginario che il poeta rende in maniera tutt’altro che ermetica; a tratti infatti la poesia di Falocci si fa “prosa poetica” dai toni confidenziali, come se stesse svelando sotto voce un segreto preziosissimo ai suoi lettori, suoi curiosi discepoli, nell’etimologia del termine. E in tutto questo, imperterrito e indomabile, vi è il tempo, grande punto interrogativo e grande compagno di viaggio, che il poeta studia e apprezza come melodia di accompagnamento, fatta di istanti irripetibili.
Ai piaceri della notte,
ai fornai e alle puttane.
Al paradiso terrestre,
a chi paga per vederlo.
Ai venditori di libri,
a quelle di schiavi,
ai venditori di fumo.
Agli uomini famosi,
al denaro
agli ubriachi nella nebbia dei sogni,
alla degradazione totale.
Alle carogne,
a chi si rassegna ad amarle.
Alla madre di un cane,
ad una madre cagna.
Al bene sul male,
alla pasta sul sale.
Alle vite distrutte;
alle distruzioni del vivere.
Agli incontri, all’indifferenza,
al conoscersi poco.
(“Ode al dubbio” Roberto Falocci)