Non volevo parlare di questa casa editrice perché praticamente tutti i libri da loro pubblicati ultimamente (quelli con la copertina rigida, a 9,90€ per intenderci) non rispettano il titolo originale. Sarebbe stato troppo facile, insomma. Basta prendere un libro con qualche spezia e un po' di amore nel titolo e la rubrica si sarebbe scritta da sola. Eppure, adesso, a causa di un libro arrivato da poco nelle nostre librerie non riesco davvero a non parlarne. E' più forte di me. E mi consola molto il fatto che anche altre persone lo abbiano segnalato (sia sulla pagina Fb del blog, sia su altri book blog).
In romanzo in questione è SHAKESPEARE IN KABUL di Stephen Landrigan e Qais Akbar Omar, uscito in Italia con il titolo LEGGERE SHAKESPEARE A KABUL (traduzione di M. Togliani e E. Cantoni)
I più accorti avranno già storto il naso. Di per sé non si può nemmeno dire che sia una traduzione troppo distante o che non c'entri nulla con l'originale. Certo, non è letterale e io sarei stata sicuramente più attratta da "Shakespeare a Kabul", perché mi avrebbe lasciato un minimo di curiosità. Però, comunque, quella tradotta ha un senso. E allora dove sta il problema? Il problema sta nel perché è stato fatto questo cambiamento. Un motivazione non direttamente confermata dalla casa editrice, ma comunque estremamente plausibile. Ovvero richiamare un libro bellissimo, che ha avuto molto successo e che secondo me tutti gli amanti della lettura dovrebbero leggere, nella speranza forse che questo richiamo di titolo faccia da traino per le vendite (ma davvero pensano che noi lettori siamo così deficienti?). Sto parlando ovviamente del libro di Azar Nafisi LEGGERE LOLITA A TEHERAN, pubblicato in Italia dalla casa editrice Adelphi con la traduzione di R. Serrai:
Se si prende il catalogo Newton Compton, si scopre che non è la prima volta che questa casa editrice sceglie un titolo che richiami quello di un altro, preferibilmente di successo. Il caso più eclatante, che avevo notato già in passato ma di cui per la regola esposta in precedenza avevo deciso di non parlare, è quello di BUNHEADS di Sophie Flack, tradotto in italiano da E. De Giorgio, con il titolo BALLA, SOGNA, AMA
Un richiamo forse meno evidente, ma che comunque è impossibile non notare con un po' di accortezza, al romanzo MANGIA PREGA AMA di Elizabeth Gilbert edito da Rizzoli.
Se questo richiamo a un'altra opera nel titolo non è voluto dall'autore o dall'autrice, perché un editore compie questo azzardo? Non so, trovo che questa pratica sia ancora peggiore di quella di cambiare in toto i titoli per adeguarli a una moda (ok, forse peggiore no, ma sicuramente di pari livello).
Comunque, tenetevi pronti perché a breve arriverà in libreria "Leggere Stoker ad Acapulco".