Cosa posso c'entrare io con le Due vite narrate da Vikram Seth, un suo prozio e sua moglie? Cosa mi possono rappresentare?
Poi però, proprio quando stai per mollare, ecco arrivare puntuale la pagina che ti cattura, la visione finalmente più ampia, il fremito che vince lo sbadiglio.
Sarà che è proprio allora che percepisci tutta la fatica dell'autore, il compito immane che si è dato, la voglia di restituire vita alla vita che se n'è andata, l'emozione con cui ha salutato un fascio di lettere sepolte in un baule, la curiosità che lo ha spinto a porsi e porre infinite domande.
Sarà che tutto questo alla fine diventa uno straordinario affresco, che spazia dall'India di inizio Novecento, per arrivare a una Londra che appartiene a tutt'altro tempo. E capisci che anche raccontando due vite anonime, due vite tra le tante, si può regolare i conti con la grande Storia.
Sì, è un libro strano, che ti avviluppa in modo inspiegabile, ma alla fine arrivi in fondo e dici: ne valeva la pena.
E' da vite raccontate così che si può percepire cosa è stato.