Duemila e venti anni prima di Mitòsis

Creato il 09 settembre 2014 da Il Coniglio Mannaro @elegantbear78
Premessa: sta per uscire un racconto affascinante, sotto la forma di uno degli ebook di "Wizards & BlackHoles", la casa editrice con la quale anche il Coniglio ha in programma un'uscita, fra nove giorni (ma di questo se ne riparla).
Il racconto che vi propongo oggi invece è "23 anni prima di Mitòsis" di Michele Pinto; come è nella natura di W&B, nel suo libro si narra una storia di confine fra fantasy e Science Fiction, con riferimenti ai "grandi classici" che ogni appassionato non mancherà di trovare affascinanti.Lo dico perché ho avuto l'onore di leggere in anteprima "23 anni prima di Mitosis" e di collaborare alla sua diffusione attraverso un Text Trailer, che vi propongo di seguito.
Il brano che leggerete è ambientato molto prima degli eventi narrati nel libro, per la precisione 2020 anni prima di Mitòsis. Spero che vi piaccia e che vi faccia venire voglia di leggere il resto.
2020 anni prima di Mitòsis Centro di Controllo Pamplemusse – Port Luis, Is. Mauritius
–  Sei sicuro che quel tizio non ci farà perdere tempo, George? Sai che in questa fase del progetto, ogni ritardo ingiustificato…Gregory Bechet interruppe la frase a metà, lasciando cadere un silenzio eloquente nel luminoso ufficio al terzo piano del centro di controllo. Rivolto alla finestra, indugiò ad osservare lo spettacolo della nebbia che si levava dall’oceano indiano, confondendo nei suoi effimeri drappeggi la palla del sole all’orizzonte. Il suo assistente rimase in silenzio, alle sue spalle: aveva imparato a non mettere mai fretta al capo assoluto del progetto Clavis.
Fin dal suo arrivo a Port Luis, cinque anni prima, George Sanford era stato assegnato al più impegnativo dei cinque sottogruppi che lavoravano al sogno di Mitos, quello con l’obiettivo più ambizioso: non che gli altri si occupassero di banalità, ma Clavis era l’opera più grandiosa e folle che la razza umana avesse mai concepito. C’era un disperato bisogno di qualcuno che si occupasse della sezione genetica, in grado di districarsi fra l’impressionante quantità di proposte che i laboratori e le università di tutto il mondo avevano avanzato per le selezioni. Il vecchio aveva sfogliato le prime venti righe del suo curriculum, poi l’aveva assunto come suo assistente personale.–  Non perderemo del tempo, Gregory. Ho seguito personalmente i lavoro del professor Preston durante gli ultimi quattro anni: i risultati che ha ottenuto nella fase sperimentale sono già sbalorditivi. L’altro si allontanò lentamente dalla finestra, spostandosi verso un’elegante serra di acciaio vetrato, che occupava tutta la parete di fondo dello studio; ignorando il suo interlocutore, aprì una delle pareti di vetro ed iniziò ad occuparsi delle meravigliose e rare varietà di rose Bourbon, che da anni selezionava con passione e competenza.–  Sai quanto ritengo cruciale la questione: sono convinto se il Progetto Mitòsis avrà successo, dipenderà soprattutto dal bagaglio di geni che avremo selezionato. –  Lo so bene, ed è per questo che ho insistito perché tu veda il professor Preston di persona, qui a Pamplemusse. Le sue ricerche sulla tele–genetica…Un grugnito di riprovazione interruppe il giovane a metà della frase. –  Ancora con queste fantasticherie da fumetto? – gemette Bechet, esasperato. – La trasmissione a distanza di informazioni visive e uditive fra esseri viventi non è fantascienza, – replicò Sanford, punto sul vivo – ma una promettente branca avanzata della genetica quantistica. I geni modificati codificano per anelli di atomi entangled, capaci di attivare le proprietà nanomagnetiche delle molecole appaiate, agendo da regolatori dei recettori sensoriali corticali…–  Mi hai già spiegato la teoria! – lo interruppe nuovamente. –  Allora lascia che quell’uomo ti mostri la pratica.
Il professor Preston era un ometto scialbo, dall’aria mite e impacciata. Era vestito con un completo scuro, di stampo antiquato, decisamente fuori moda. Ma a catturare l’attenzione di Bechet, quando lo vide in piedi sulla soglia del proprio ufficio, fu lo splendido esemplare di Belle Blache che lo scienziato teneva in mano. I petali della rosa, dalle delicate sfumature pervinca, riflettevano la pallida alla luce dei neon come se fossero illuminati dal pieno splendore di una giornata estiva. Mentre i due uomini si fronteggiavano, le dita del professor Preston torsero con decisione l’estremità del gambo del fiore, staccandone un segmento con uno scatto secco. Subito la rosa iniziò a brillare di un’intensa luce azzurra, fredda e spettrale, mentre un profumo struggente inondava l’aria dello studio, lasciando Bechet trasecolato. –  Buongiorno – stava dicendo lo scienziato, con un fare sicuro e compiaciuto che sembrava aver spazzato via la sua goffaggine di poco prima. – Mi chiamo Emmeth Preston, e credo di avere qualcosa che può interessarle.Senza staccare gli occhi dal fiore, il creatore di Clavis indietreggiò verso la scrivania, facendo segno all’uomo di entrare. Con la voce tremante di eccitazione, disse soltanto: –  lo credo anch’io.
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