7 marzo 2016 Lascia un commento
Si inizia con Dvorak e l’"Holoubek" Op. 110. Sara’ che mi sto appassionando a Dvorak al quale nessuno nega i meriti ma al quale andrebbero ugualmente riconosciuti onori piu’ importanti ma e’ quella che ho preferito.
L’opera 110 e’ drammatica, poi gioiosa e ancora drammatica, ampissimo ventaglio di emozioni che nella mani del compositore ceco si trasformano in stati emotivi esaltanti e terribili, un girotondo attorno alla vita, al destino, le gioie e i dolori che essi riservano. Forte la presenza di Wagner ma altrettanto forte e’ il legame alla sua terra che nei momenti piu’ lieti emerge fortissima. Liss ha la giusta energia, il grado di passione per far emergere tutto questo pur restando coi piedi per terra e senza troppi eccessi.
Anche Strauss ha una storia da raccontare ed e’ quella del "Don Juan" Opera 20. Pur essendo a tutti gli effetti un poema sinfonico, il compositore tedesco punta a descrivere del Don Giovanni l’essere piuttosto che il fare, mettendo in primo piano gli stati d’animo, la maschia esaltazione e il tenero trasporto. Tolta la bellezza della composizione e l’equilibrio dell’orchestrazione, e’ proprio l’aspetto emotivo che emerge e che ancora una volta Liss sa trasmettere all’orchestra e al pubblico. Pubblico tra l’altro letteralmente entusiasta della "Suite n. 3" Opera 55 di Tchaikovsky, opera gioiosa scritta nel momento piu’ fortunato della sua travagliata vita e tutto quanto arriva nei cuori e nelle orecchie di chi ascolta, persino nel trasporto dell’orchestra che scivola senza fatica sotto la direzione costantemente emotiva ma precisa di Liss. A proposito dell’orchestra del Comunale di Bologna, devo ripetere i complimenti perche’ poco ha a che invidiare ad ensemble anche piu’ blasonati, nessuna sezione inferiore alle altre con una mia particolare predilezione per i violoncelli, i fiati e un gruppo ritmico con molto da dire e completamente all’altezza. Liss e’ direttore mirato su questo tipo di composizioni e nulla ho da eccepire alla sua direzione, anche il Teatro Manzoni la cui acustica e’ fin troppo precisa e asciutta, ben si e’ prestato all’energia dei concerti.
Posti praticamente esauriti e sala soddisfatta, non e’ mancato davvero nulla.