Già undici reti, sassolini negli occhi dei suoi detrattori. Conte gli ha spedito l’invito della Nazionale italiana, lui ha sottoscritto il gran rifiuto. Aspetta l’Argentina sperando di non aspettare per sempre. Tecnico e compatto, ha un baricentro di Rubik, rompicapo di movimenti basculanti o groviglio di tasselli colorati. La bassa statura gli permette repentini cambi di direzione o improvvise serpentine. I piedi sono uncini, le gambette ali di zanzara. Gli basta un battito per spiccare il volo. E pungere. La brevilinea costituzione lo spedisce alla velocità di un gatto a cui hanno sottratto il gomitolo.
È il giocatore più decisivo di questa Serie A? Forse. Più di Tevez, più di Pogba, più di Nainggolan. Più di tutti. Loro sono tenori tra tenori; Dybala è un tenore tra coristi. La squadra risente del suo rendimento e delle sue imprecisioni. Il colossale spreco contro l’Inter, per esempio: il primo peccato mortale di una stagione impeccabile. L’Europa lo segue, Zamparini lo punge.
Lui? Tira dritto, aspetta il campo. Una nuova pagina, per voltare quest'altra spiegazzata. Con un colpo, un altro, magari proprio con quel suo mancino: metà mirino e metà pennello. Col quale ha ridato peso a chi pesa poco con la forza del talento, la dieta dei campioni. Con stile, né forza bruta né opportunismo. A travolgere e stravolgere. Magia del dribbling, dote con cui spacca le difese. Magia mancina, sulle note di un tango che Palermo non smetterebbe mai di ballare.
Fonte: Gianlucadimarzio.com