DYSFUNCTION: La realtà secondo Eric Mansuell

Creato il 06 febbraio 2012 da Thefreak @TheFreak_ITA

Realizzare un intervista è sempre complicato, ma lo è ancora di più quando l’ intervistato è qualcuno di inafferrabile come Eric Mansuell.

Durante l’esposizione fotografica Dysfunction, il secondo appuntamento della rassegna ULTRAWIDE da lui/lei/loro ideata, speravo di avere l’opportunità di incontrarlo dal vivo. Una volta nella sala  sono stata proiettata in un mondo surreale, dove le leggi della fisica e della logica erano state invertite da un sapiente manipolatore.

Eric, ovviamente, non si è manifestato e alla fine della serata, disorientata dalle favolose immagini a metà tra un sogno delirante e uno shooting da rivista di moda, devo aver lasciato da qualche parte l’agenda con i miei appunti e le mie domande, perchè qualche giorno fa, ho ricevuto le risposte alle domande che avrei voluto rivolgergli!  Chissà, magari oltre che misterioso è pure magico.

Speravo di farmi un’ idea un po’ più precisa del tipo di persona che è in realtà Eric, ma come avrete modo di leggere, utilizza in maniera disinvolta, maschile, femminile, singolare e plurale, perciò non sono riuscita a capire se sia uomo o donna, uno, nessuno, centomila!

Eric, tu sei sempre così misterioso…raccontaci qualcosa di te e della tua fotografia.

Si, lo so, non è facile capire che aspetto io abbia esattamente; guardandomi allo specchio, la mia immagine riflessa, alle volte, può essere contrastante. Credo che non sia indispensabile sapere chi ci sia dietro una macchina per dare dignità al concetto e allo stile della foto, ciò che deve vincere è l’ istante dello scatto, l’ idea costruita su di un’ immagine, più dell’autore stesso.

Noi cerchiamo colore, gesti, movimenti,graffi,impressioni, fisica e illogicità.

Come è nata l’idea di Ultrawide?

Beh, proprio dal nome, perchè ultrawide è il modo con il quale si identificano le lenti grandangolari. Il nome della lente rispecchia esattamente la visuale ampia e lo stato mentale con la quale ho  intrapreso la ricerca degli artisti e delle immagini di Ultrawide.

Il titolo del lavoro presentato al Dodicipose è Dysfunction; ci hai mostrato delle anomalie di tempo e di luogo, situazioni paradossali che hanno confuso e affascinato l’osservatore…Ogni riferimento a fatti e persone è puramente casuale o no?

Si, in alcuni casi c’è un riferimento a dei fatti o a degli strappi emotivi, ma il tutto è velato da un’elaborazione onirica.

Le tue foto ci hanno spinto in un mondo a metà tra il paese delle meraviglie di Alice e un editoriale di Vogue, la scelta di una fotografia così patinata e vibrante di colori è anch’essa una Dysfunction?

No, è un filtro, una velatura che volutamente mettiamo davanti agli occhi.

Il tuo lavoro mi ha fatto pensare ad una frase di David LaChapelle “People say photographs don’t lie, mine do”. Le immagini di Dysfunction cosa sono, grandi bugie o grandi verità?

Ok, hai colto nel segno, a me non interessa la realtà. Quello che mi fa stare bene e che cerco di fare, è sublimare; se poi parto dal reale per arrivare all’onirico o rendo reale un sogno è solamente una differenza di verso.

Il tuo flash coglie immagini nei club romani, nelle persone che fotografi cerchi qualcosa? E se si, lo hai trovato?

L’esperienza nei club è soprattutto scuola, laboratorio, esperimenti. Vuoi sapere cosa cerco? Cerco il colore, movimento, pelle, luce e buio. Vuoi sapere chi cerco? CAVIE. Vuoi sapere se le ho trovate? Si, i club sono pieni di cavie spontanee che si fanno fare di tutto.

Dicci cosa hai in serbo per noi…Qualche anticipazione sui prossimi eventi?

Sono alla spasmodica rincorsa di alcuni personaggi da club e aggiungerei, underground, dall’ immagine fluo, a voi di The Freak ben noti; se stai per dire Powerfrancers, sei una ragazza perspicace. Su di loro abbiamo confezionato un progetto fotografico!

E poi Dysfunction 2.0

E poi Ultrawide di Marzo e Aprile

Un’ultima domanda: le modelle degli scatti “All’improvviso” poi, ti hanno picchiato? (n.d.r. questi scatti rappresentavano il volto di alcune modelle appena schiaffeggiate)

Si, quasi tutte. Se vuoi sapere una cusiosità, per la realizzazione di “All’improvviso”  ho coinvolto tra prove e scatti definitivi 12 modelle con una media di dieci/quindici schiaffi a viso, per un totale di circa 180 schiaffi dati. Vuoi provare?

Mmmm…Eric, non so! Quello che so è  che sono più confusa di prima, non mi resta che seguirti e sperare di riuscire  a capire e a far capire chi sei, in questa che, iniziata come una panoramica sulla fotografia finirà, ne sono sicura, con l’essere un’inchiesta.









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