è spuntato, bianco, lontano, quasi azzurro “color di lontananza” come direbbe guccini o “azzurro come i monti lontani” come direbbe thomas mann, a ciascuno il suo.
e poi è spuntato di nuovo, stavolta grigio, quando il sole se ne stava andando già, con un aereo malizioso a fare da stella temporanea, scenografia teatrale di un giappone da cartolina.
il monte fuji fa battere il cuore. ci siamo chieste se ci sarebbe successa la stessa cosa, se non fossimo state cresciute a pane e cartoni animati.
sta di fatto che forse non è per qualche haiku che ho letto, né per qualche romanzo giapponese che ho avuto un balzo al cuore quando l’ho visto.
è per colpa sua:
l’abbiamo visto per la prima volta due giorni fa, mentre uscivamo dalla hall dell’albergo (che è al ventesimo piano, aiuta…).
la collega si è girata e ha esclamato:
“il fuji!”
era lui, un pennino stilografico di inchiostro bianco.
poi stamani, frugando fra i grattacieli, cercavo un filo di alba, senza trovarla.
alla fine eccola, un grattacielo, lontano, si è illuminato di giallo, una lunga striscia di sole, come le righe sulla pancia dei pesci.
il sole non sono riuscita a trovarlo, allora mi sono concentrata sul grattacielo che me lo rimandava addosso.
a sinistra del grattacielo di nuovo lui, di nuovo bianco di pulito appena sveglio dal sonno della notte.
e stasera, ancora una volta, contro un tramonto meraviglioso.
forse un po’ affollato di strade, ponti, macchine e grattacieli, ma questa è tokyo, non si può avere il monte fuji a petrognano. (*)
domani parto, non so se farò in tempo a scrivere altre cose su questo quaderno, farò di nuovo un salto indietro, attraverso una strana giornata che scorre più lenta delle altre torno a casa, stanca ma felice, come si concludevano sempre i temi di mio padre da bambino.
(*) petrognano è un minuscolo paese sulle colline lucchesi dove è nata la mia nonna.