E allora si scuseranno: "ma che colpa abbiamo noi ?"

Creato il 20 ottobre 2011 da Bruno

... E allora tentarono di scusarsi: "Signore, noi abbiamo sempre applicato onestamente la Legge; qual'è dunque la nostra colpa ?"
"In verità vi dico: è più facile che un cammello passi per la cruna di un ago, che un ricco entri nel regno dei cieli" ...

Ma speriamo che anche in Terra venga il giorno in cui le loro ipocrite leggi non serviranno più a proteggerli dai loro crimini: perchè la gente, lucida e infuriata, tirerà comunque il grilletto.
I potentati si preparano: prodromi di una rivoluzione socio-culturale( di M. Peyrani )
Recentemente leggo sempre più spesso con meraviglia sui più grandi quotidiani anche “embedded” decise critiche alla finanza internazionale. In esse si stigmatizzano esplicitamente certe speculazioni ai danni dei risparmiatori e degli Stati più esposti a certe operazioni troppo disinvolte o forse addirittura truffaldine. La mia meraviglia deriva dal fatto che fino ad ora non era mai successo che si sottolineassero le responsabilità con tanta precisione e tantomeno che si desse tanta pubblicità a procedure che fino a poco tempo fa erano divulgate come fenomeni occasionali o vere e proprie curiosità finanziarie, dai meccanismi poco spiegabili e con responsabilità piuttosto vaghe e incerte.

La tendenza generale era infatti di imputare a situazioni contingenti, prese al volo da qualche speculatore particolarmente pronto, che aveva saputo “brillantemente” approfittarne.
Mi riferisco, per capirci, a fenomeni simili alle “Piramidi” dell’Albania postsovietica, alla crisi dei bond argentini, alle speculazioni contro la lira del finanziere Soros, ai fallimenti Cirio e Parmalat, ad inquinamenti dell’ecosistema o ad altri grandi e piccoli delitti del genere.
Le notizie alle quali mi riferisco sono vere e proprie critiche con tono accusatorio e di condanna a volte anche morale.
Ma la cosa che più stupisce è che tutto ciò non causa nessuna reazione, e questo è strano.
Fino a poco tempo fa le reazioni sarebbero state violentissime, si sarebbero mossi i più quotati giornalisti, intellettuali, politici e perfino giudici e nei casi più gravi la violenza di qualche “killer”. Adesso tutto tace.
I casi sono due: o la potenza della grande finanza è in crisi interna o questa si sente talmente forte da non prendere nemmeno in considerazione il dissenso.

La prima ipotesi non sembra probabile mentre la seconda merita di essere analizzata. I finanzieri d’assalto, danno per assodato che anche di fronte a diretti ed espliciti attacchi alla moneta di uno Stato, come nel citato caso di Soros, non corrono il rischio di essere incriminati o, in alternativa, di essere impallinati da agenti dei “servizi” o altri killer prezzolati. Vedono che i giornali li spacciano per brillanti operatori economici che non si sono lasciati sfuggire una ghiotta occasione di impadronirsi del risparmio altrui; è facile quindi che si convincano di essere onnipotenti per cui possono evitare di preoccuparsi di quello che la gente può pensare del loro comportamento. A nessuno infatti, ritengono, verrà mai in mente di chiedere conto delle loro responsabilità.
E se dovesse succedere? Nessuna preoccupazione! Di che cosa si può accusarli? Non hanno violato nessuna legge e si sono attenuti alle regole della finanza.
Apparentemente non hanno barato: la colpa è dei danneggiati che si sono comportati da sprovveduti.
Al massimo si potrà indagare sul comportamento di qualche funzionario di secondo ordine per aver collaborato con troppo zelo o poca prudenza.
Ma perché agiscono allo scoperto? Potrebbe essere che, non essendo il denaro, cosa insignificante a quel livello, lo scopo di queste operazioni, bensì la potenza, anzi la dimostrazione di potenza che ne deriva, sia indispensabile far notare la propria forza. Quanto ai pericoli che potrebbero correre, essi sono innocenti come angioletti, lo dimostrerebbero un servizio legale “super”, quale quello a disposizione, e la collaborazione di tutti i media al loro soldo. Con fondi praticamente infiniti quasi nessuno rifiuterebbe l’appoggio alla loro difesa.
Essi hanno il controllo di fondazioni benefiche, culturali, religiose, scientifiche e pseudoscientifiche che si schiererebbero subito dalla loro parte. Essi determinano persino il concetto di ciò che è morale e di ciò che non lo è. Sono anche il veicolo del riciclo del denaro proveniente dalla droga, dalle varie mafie e dalla malavita e nessuno avrebbe serie possibilità di opporsi efficacemente: non disporrebbe della potenza e del coraggio di farlo dovendo poi rintuzzare un eventuale contrattacco. Si aggiunga la disponibilità di una magistratura, partigiana per ideologia o per oscuri legami, e di un sistema fiscale e tributario apparentemente distratto e dormiente, ma utilizzabile, in caso di necessità, per colpire enti e persone.
Partita dunque persa? Non si sa.
Certo i signori del denaro hanno, cosa essenziale, il controllo della politica, ovvero della formazione delle leggi. Con la disponibilità praticamente infinita di denaro hanno la possibilità, specialmente nei sistemi democratici da loro prediletti, di corrompere capi di Stato e di governo, re e regine, senatori e deputati “rappresentanti del popolo”, capi di partiti, capi di fazioni, capi ribelli e dittatorelli del primo, secondo o terzo mondo. E attraverso di essi fanno promulgare leggi, decreti, regolamentazioni, normative, emendamenti favorevoli alle loro operazioni cosi da essere sempre in regola. Queste normative finiscono con l’essere sempre a danno del popolo poiché le istituzioni dovrebbero rappresentare e difenderlo contro il potere demoniaco dei possessori di denaro. In democrazia il gioco è particolarmente facile perché il ricambio dei legislatori è più rapido, sicuro ed economico per via del susseguirsi di personaggi diversi e, se mai qualcuno dovesse avere ripensamenti, scrupoli o deliri di potenza, si ricorre alla “concorrenza”, cioè ad altri “rappresentanti” o, in mancanza, alle opposizioni o alla magistratura. Solo come ultima soluzione ci si deve servire dell’assassinio: Mattei, Moro, Kennedy, per esempio, insegnano.
Tuttavia, come per tutte le cose umane, non si è mai sicuri in modo assoluto che, nonostante tutte le precauzioni prese, si sia considerato ogni possibile imprevisto, quindi bisogna preparare una ulteriore possibilità di ritirata.
I grandi banchieri, messi di fronte alle loro responsabilità, in ultima istanza come linea di difesa potrebbero fare appello alla legalità: “noi ci siamo attenuti alle leggi, prendetevela con chi le ha proposte ed approvate, cioè con i politici che voi avete eletto: i colpevoli siete voi stessi”. Infine sottoposti alla eventuale accusa di aver nascosto o deformato la verità, rigetterebbero le colpe su giornalisti, intellettuali, preti, economisti che ci hanno ingannato. “Noi non ci siamo opposti”, questa sarebbe la difesa, “alla pubblicazione di libri, riviste, articoli contro di noi, ci siamo limitati a fare il nostro interesse attenendoci alle regole da voi formulate”.
Questo spiegherebbe le cause profonde della virata dell’Informazione che si vedrebbe “scaricata”, scoperta nei suoi cedimenti diretti o indiretti alla corruzione, abbandonata quale capro espiatorio di tutte le crisi economiche tenute nascoste per favorire ogni speculazione fino all’ultimo.
Volendo rispettare le regole, in realtà imposte da loro ma mentre noi eravamo consenzienti o distratti, la linea di difesa è ineccepibile: ci sarebbe da chiedersi se vale la pena di opporsi a questo stato di cose.
Credo che la salvezza dalle crisi, non solo economiche ma anche morali e spirituali, si articoli nel diritto di godere dei frutti del proprio lavoro da parte degli individui come nel diritto di affermare la specificità di quell’entità che viene definita nazione, cioè in qualche modo, comunità di nascite. Questa ha infatti come basi la sua storia, i sentimenti dominanti, alcune caratteristiche più diffuse fra i suoi componenti, la sua decisione di unirsi in una comunità su un preciso territorio, il sentirsi uniti da affinità elettive, principi e gusti simili, la disponibilità a sacrificarsi per difendere i propri interessi privati e collettivi.
Alla fine di questa analisi voglio affermare che io stesso come individuo, ma anche noi tutti come appartenenti ad una entità chiamata popolo italiano, siamo stati traditi e venduti e mi sento di invocare una incriminazione per alto tradimento o quantomeno per complicità nello stesso, per tutti i politici e per molti giornalisti, intellettuali, magistrati, economisti ed altri ancora.
Mi rendo conto che sarebbe illegale incriminare dei rappresentanti politici per le loro azioni, essendo essi irresponsabili per definizione istituzionale (ma guarda!) dettata dalla Costituzione, praticamente imposta all’Italia ancora occupata da eserciti stranieri. Ma ci sono stati e ci potranno essere ancora periodi storici nei quali i rappresentanti politici ed i loro fiancheggiatori vengono chiamati alle loro responsabilità durante e dopo eventi come quelli attuali. In questi momenti si potrebbero infatti vedere crollare come castelli di carta le strutture legali a loro difesa con rischi personali oggi inimmaginabili. Inoltre, in un periodo di globalizzazione una tensione apparentemente insignificante in un piccolo paese può dar luogo ad un effetto domino progressivo in un mondo che già versa in crisi come quello attuale. E nei vicini paesi arabi un mese prima delle recenti rivolte nessuna previsione era stata avanzata. Dunque anche da noi fra un mese potrebbe succedere di tutto.
O forse i potentati potrebbero voler far succedere di tutto per defilarsi e far ricadere le responsabilità sui loro servi sciocchi, accusandoli strumentalmente di ogni male e abbandonandoli al furore popolare, facendosi essi stessi parte diligente in questi attacchi. Poi, passata la tempesta, riprenderebbero il potere dietro nuovi personaggi: le rivolte nei paesi del nord Africa e nei paesi arabi sono paradigmatiche!
Per cambiare questa situazione occorrono in primo luogo una rivoluzione culturale e successivamente cambiamenti profondi nei rapporti sociali e di potere, ma dubito che questo possa avvenire in modo pacifico perché la cupola economica dimostra, con feroci guerre in ogni dove, di non avere alcuna intenzione di abbandonare il potere e i privilegi acquisiti anche a costo di massacrare intere popolazioni.
( Fonte: Rinascita.eu )
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