In studio con il cantautore Roberto Vecchioni, il regista Massimo Coppola, il giornalista Oscar Giannino e la studentessa dell’Università La Sapienza di Roma, Elena Monticelli.
Massimo Coppola: “Stanno occupando e protestando, ma penso che stiano sopravvalutando l’avversario, gli stanno regalando un entusiasmo che non merita, sarebbe meglio sedersi accanto al fiume e aspettare che si autodistrugga, perché a Berlusconi non interessa il loro essere solidali”.
Questa mobilitazione è una presa di parola o meglio una ripresa di quel mondo giovanile che da sempre è il motore del cambiamento storico, a seguito della decisione di definanziare il sistema formativo italiano con conseguente compromissione del mondo del lavoro che di fatto mette in difficoltà il futuro dei giovani.
Ma come si cambiano le cose?
“Con la lotta sociale andiamo a riscoprire un sentimento collettivo che tenta di trovare soluzioni, noi non parliamo a Berlusconi, parliamo all’Italia”!
La coesione è un sentimento fondamentale, ogni generazione passa per questo e ciò porta al’inevitabile coscienza politica della consapevolezza che i giovani, oggi, sono una generazione dove il futuro non è garantito. Da anni non si riesce a fare una riforma decente, la scuola ma anche la società in generale, pare abbiano un debito con il passato, un’enorme pasticcio retroattivo alle spalle che impedisce di chiarire prima di tutto le regole della società e di conseguenza anche quelle del sistema scolastico. La classe politica che rappresenta lo Stato ormai è ignobile e decadente ed è un vero problema che non ci aiuta a sentirci italiani, come dovrebbe e come potrebbe, perché questo è uno Stato che o ha rinunciato alle sue funzioni assolutamente fondamentali oppure si presenta con un aspetto così disorganizzato, inefficiente da allontanare da sé e quindi anche ad allontanare dalla idea di nazione, perché, dopo tutto, lo Stato è quello che collettivamente ci rappresenta tutti quanti come italiani.
L’Italia un vero guazzabuglio dove è difficile identificarsi questo crea divisioni che portano a
La parola chiave del futuro sarà probabilmente questa: coraggio. L’obiettivo non è tanto far cadere Berlusconi, mi preoccupa per cosa succederà dopo. Si apriranno nuovo scenari non dipendenti da Berlusconi e si spera con una classe dirigente rinnovata?
Se vivere non è aspettare che passi la tempesta ma è imparare come danzare nella pioggia, allora la protesta giovanile cambierà il Paese ed e’ ciò che mi auguro.