Era iniziato tutto per pura coincidenza. Avrebbe voluto spintonarla giù per la tromba delle scale. Quella vecchia. Con tutto il suo carrello per la spesa. Avrebbe commesso un grave errore. E non perché sarebbe finito dietro le sbarre. In quel cesso di tromba delle scale, ci avrebbe scaricato pure la sua carriera.
Prima di chiudergli la porta in faccia gli disse aspetta. Quella vecchia. Gli diede cinque euro di mancia. Per il disturbo disse. E poi perché era un bravo ragazzo. Sua figlia avrebbe dovuto scegliere un tipo come lui, non quel brigante. La vecchia aveva ragione. Non l’aveva scaraventata giù per la tromba delle scale. E in più le aveva spuntato con la propria Parker fresca di laurea la lista della spesa. Come se non bastasse gliel’aveva pure sistemata sugli scaffali, quelli in alto. I biscotti sarebbero scaduti. Tanto li avevano acquistati al discount. Non valevano un femore ingessato.
Lui invece la spesa quella settimana non la fece. Nemmeno al discount. Raschiò il ghiaccio del freezer e il fondo della dispensa. Mise i soldi da parte, per il suo investimento. Telaio in metallo robusto. Manico in plastica. Sacco in nylon con chiusura a strappo. Capacità quarantotto litri. Portata massima trenta chili. Sei ruote. Come dire un cingolato della spesa. Come dire una crocerossina con i controcoglioni. Come dire, non si trattava di una metafora.
Con sei ruote il mondo divenne pianeggiante, come un supermarket. Lui poi mise su dei quadricipiti da maratoneta. Le donne si accapigliarono per avere quei quarti di manzo. Persino le vecchie mummie per le quali faceva la spesa lo attendevano sulla porta pronte a scoparselo. Ma lui non accettò mai. Non si faceva il culo per essere ricompensato in natura. Si faceva pagare a chilo e a metro. Per ogni chilo venti centesimi, dieci ogni cento metri. Un supermarket a cinquecento metri da casa con una spesa di venti chili gli fruttava quattro euro e cinquanta. Aveva pensato di mettere una tassa aggiuntiva per l’attesa alla cassa. Ma lui la fila non la faceva. Le cassiere apprezzavano i suoi quadricipiti.
Dalle nove alle otto e mezza. Sette giorni su sette. C’erano supermarket aperti la domenica. E poi le prestazioni extra. Quelle da ultimo minuto per le quali non serviva il carrello con sei ruote, ma solo un paio di scarpe da jogging per correre. L’ultima volta erano in offerta a diciannove e novantanove. Le mise in fondo allo scontrino della vecchia che avrebbe dovuto scaraventare giù per le scale. Avrebbe barattato quei diciannove euro e novantanove centesimi con un buono sconto sui futuri trasporti-spesa. D’altronde le scarpe le aveva comprate con la tessera punti della vecchia. Le aveva fatto raggiungere quota cinquemila e quattrocento = scopa elettrica senza sacco mille e seicento watt. La vecchia si commosse. Maledì di nuovo sua figlia e quel brigante che l’aveva lasciata. Rifiutò il buono sconto. Rifiutò i quadricipiti. Avrebbe pagato quella volta e le altre ancora. A breve sarebbe stato natale.
Quel natale fu costretto a pagare i magazzinieri per il troppo lavoro. Così le porte dei supermarket si aprirono nell’orario notturno. Solo per lui. Nessuno fece storie. Solo un magazziniere preferì ai soldi i suoi quadricipiti. Una voce che cancellò in fretta dalla lista dei ricordi. Insieme alla lista per il cenone. La tavola la imbandì comunque. Il carrello lo mise seduto al suo posto. Lui in piedi, perché gli faceva male sedersi. Il campanello non suonò. La vecchia non gli portò sua figlia in dono. Eppure compilare le liste era il suo mestiere. Era stato chiaro nella sua richiesta a Babbo Natale. Erano colleghi, aveva pensato. E invece niente.
Aprì la finestra sulle insegne dei supermarket.
Gs
Sma Pam
In’s Billa
Sigma Todis
Despar Auchan
Mai aveva visto albero più bello. E si commosse. Solo ora lo aveva capito. Babbo natale era lui. I quadricipiti, le sue renne. Il sacco, il suo fedele carrello. C’erano ancora liste da spuntare. In giro per l’universo. Il prossimo supermarket era lì in cielo. Sembrava una stella. Imbracciò il suo carrello. Frustò i suoi quadricipiti. E saltò. La vecchia non si accorse di nulla. Era alle prese con lo champagne. Esplose di botto. In testa al brigante.
Tratto da “Erano – 26 racconti per gente che fu”.
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“Erano – 26 racconti per gente che fu”.
Ventisei racconti. Minimali; a volte irriverenti, altre delicati. Perché dopo un pugno nello stomaco è piacevole tornare a respirare.
Ventisei ritratti. Inconsueti; a volte deliranti, altre pacati. Perché di pagina in pagina è piacevole continuare a sorprendersi.
Dalla a alla z, ventisei testamenti al tempo passato eppure attuali. Ventisei ricordi di vita di persone e di oggetti, senza censure e inibizioni. Ventisei confessioni che seppelliscono sotto una lacrima dolce e una crassa risata chi si prende troppo sul serio.
L’autore è Chet, un italo-americano nato a Oak Hill e trasferitosi nella citta’ eterna.
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