È bello essere piccoli

Creato il 18 ottobre 2011 da Cannibal Kid

Arrietty - Il mondo segreto sotto il pavimento (Giappone 2010)

Titolo originale: Kari-gurashi no Arietti

Regia: Hirosama Yonebayashi

Cast: Arrietty, Sho, Homily, Sadoko, Spiller, Pod, Haru

Genere: piccola grande storia

Se ti piace guarda anche: Toy Story, Tesoro mi si sono ristretti i ragazzi, Radiazioni BX distruzione uomo, Il mio vicino Totoro, Ponyo sulla scogliera, La città incantata, Il castello errante di Howl.


È bello essere piccoli, lo dice sempre il mio nipotino di 3 anni. Se sei piccolo, puoi vedere le cose da un’altra prospettiva. Puoi vedere le cose dal basso, dall’interno, infilarti dove i “grandi” non possono nemmeno pensare di passare, arrivare con l’immaginazione oltre confine che poi, crescendo, ti verranno preclusi.

Ho detto che è bello essere piccoli, non ho detto che è bello avercelo piccolo. Né ho detto che è bello essere mentalmente piccoli come Brunetta o l’altro tizio con la B che parla come un Black-sboc. È bello essere piccoli come Arrietty, la protagonista di quest’ultima meraviglia tirata fuori dallo Studio Ghibli. A curare la regia questa volta è l’esordiente Hirosama Yonebayashi, ma dietro si sente forte la mano del Maestro Hayao Miyazaki, il sensei che ha regalato al suo nuovo promettente erede la sceneggiatura del film, che per altro è un adattamento dal romanzo per bambini (ma non solo) Gli sgraffignoli (The Borrowers) dell’inglese Mary Norton (credo non parente di Edward Norton).

Arrietty è una ragazzina sui 14anni grande come un puffo, o meglio una Puffetta, e vive con i genitori in una minuscola quanto accogliente dimora posta sotto il pavimento di una casa nella campagna nipponica.

La mini-ragazzetta dai rossi capelli (raccolti con un’adorabile mollettina di quelle per stendere le cose) insieme all’avventuroso padre va in missione nella casa delle persone “grandi” per “sgraffignare” loro lo stretto necessario di cui hanno bisogno per vivere. Tanto per dire: loro con una zolletta di zucchero ci campano per delle settimane!


Arrietty: “Papà, rubare è così divertente!”

Come ha dichiarato Miyazaki parlando dei motivi che l’hanno spinto a riprendere un romanzo degli anni ‘50: “L’idea della storia sul “prendere in prestito” è intrigante e perfettamente attuale. L’era del consumo di massa sta per concludersi perché viviamo in una brutta crisi economica e la possibilità di “prendere in prestito” invece che comprare ciò che ci serve indica la direzione verso cui il mondo si sta avviando.”Un concetto vicino al condividere che contraddistingue i programmi peer-to-peer per lo scaricamento in rete (e pirla-to-pirla chi non li usa).

E non sarebbe in effetti male anche se chi ha di più condividesse i suoi averi. Ad esempio Cristiano Ronaldo potrebbe condividere la sua Ferrari, nei giorni in cui non la usa. E, se proprio insiste, potrebbe condividere pure Irina Shayk. Oh, non è mica un’idea mia: è un’idea di Miyazaki!


Un film piccolo solo nelle dimensioni della protagonista, ma grande negli spunti di riflessione cui può condurre ed enorme nelle emozioni che sa regalare. La nostra mini Arrietty fa infatti amicizia con il ragazzino “grande” ma all’incirca suo coetaneo che si trasferisce nell’estate di campagna, per stare tranquillo e sereno in vista di un grave intervento al cuore cui dev’essere sottoposto. Invece anziché stare tranquillo troverà, grazie ad Arrietty, la più grande avventura della sua vita.

Un’avventura non giocata tanto su inseguimenti rocamboleschi quanto improbabili (qualcuno ha nominato la Pixar?), bensì su scene di sottile tensione come quella in cui i piccoli sgraffignoli vanno a “prendere in prestito” nella casa dei “grandi”, ma soprattutto sulla amicizia perfettamente Ghibli-style tra i due personaggi principali, che se la dovranno vedere con quella stronza della governante di casa, che vuole catturare a tutti i costi i poveri piccoli sgraffignoli e far loro un processo per direttissima.


Le animazioni che ricreano il piccolo mondo visto attraverso gli occhi pieni di meraviglia di Arrietty sono minuziosamente curate in old-style, senza l’ausilio di computer grafica né tanto meno del 3D. La cosa più bella dei film dello Studio Ghibli è che creano un mondo vivo, non solo attraverso personaggi ben tratteggiati (e non mi riferisco al solo stile dei disegni), ma anche attraverso un esercito di piccoli esserini che si muovono, dei rumori del vento, dei suoni della natura.

Natura che com’è abitudine con Miyazaki e i suoi Ghibli-amichetti diventa un vero e proprio personaggio.L’affascinante colonna sonora è invece curata da un elemento “esterno”, la cantante bretone Cécile Corbel, in grado di regalare al film giapponese un tocco europeo. E la contaminazione è quasi sempre un bene. A parte quando viene fatta del tutto a caso come dal gruppo Superheavy (Mick Jagger + Joss Stone + Dave Stewart + Damian Marley = una porcata assoluta). Frecciatina gratuita a quella corbellerie dei Superheavy a parte, ascoltiamoci la Corbel.



Può essere visto come un difetto, un handicap, guardare le cose dal basso. Da lì in realtà ci si può ancora stupire dell’immensità di ciò che ci circonda, si possono assaporare i dettagli, si può scoprire la bellezza di sapersi ancora meravigliare e capire quanto la grandezza del nostro mondo sia relativa.È bello essere piccoli, lo dice sempre il mio nipotino di 3 anni. E c’ha ragione. (voto 8/10)



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