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E-book, il futuro sarà snob e discriminante? – Quando a parlare c’è chi non sa

Creato il 20 agosto 2012 da Queenseptienna @queenseptienna

Mi capita che girovago per l’internet (su Twitter, per la precisione) e incappo niente meno che su uno dei tanti blog contenuti da il Fatto Quotidiano. Sì, quella testata.

L’articolo in questione è il seguente: E-book, il futuro sarà snob e discriminante? che già, fatemelo dire, come titolo non inizia bene.

Leggendo brevemente l’articolo è chiaro che chi parla non è molto a conoscienza della meccanica di un ebook, così come è palese la totale ignoranza (mi perdoni la signora Loy, ma è un difetto di cui soffre la maggior parte degli italiani e pure una buona fetta di operatori dell’editoria) sulla differenza FORMATO e SUPPORTO.

La cosa che più mi turba è che un tale articolo possa esistere su una testata importante come il Fatto, ma si vede che sono io a sopravvalutare il mestiere del gornalista?

Riporto il mio commento all’articolo:

Sono onestamente shockata e perplessa sia dall’articolo in sé che dalla maggior parte dei 234 commenti prima del mio.
Signora Loy, una regola fondamentale del giornalismo è che prima di scrivere qualcosa ci si informa e soprattutto si verifica che sia vero.
A parte l’ignoranza dilagante: mega fornitore. Chiamiamo le cose con il loro nome, ovvero Amazon, proprietario sia del Kindle (il device) che del MOBI (l’estensione del file).
Il primo punto traballante è questo: Amazon è un PRIVATO. Un’azienda PRIVATA. Che come tale offre sul mercato, come Apple (altra azienda privata) un formato proprietario.
Una breve ricerca le avrebbe chiarificato che parlare di un’azienda privata e dei suoi prodotti nel campo degli ebook è parecchio sterile, in quanto è l’EPUB il formato standard internazionale dal quale vengono creati tutti gli altri formati. E che un ePub può essere convertito in qualunque formato grazie a Calibre (che è gratis).
Il prestito: acquisto il mio LIBRO (perché il punto che nessuno coglie è che l’ebook è un libro) senza DRM e lo mando via email a chiunque mi aggradi.

In risposta ai commenti: ma l’unica cosa che sapete rispondere è che con l’ebook non avete l’odore della carta? Ma seriamente?

Da fruitrice in egual misura di ebook (per la narrativa) e di cartaceo (fumetti e graphic novel) io tutta questa magia sensoriale non l’ho mai sentita e non me ne frega un tubo, visto che mi interessa il CONTENUTO (che per lavoro analizzo) e non ho alcun interesse per il contenitore.

L’ebook ha dato la possibilità a migliaia di libri il cui cartaceo non esisteva più di avere una nuova vita. Ha permesso la diffusione dell’autopubblicazione. Ha permesso a scrittori di short stories come la sottoscritta di pubblicare senza rientrare nei canoni editoriali del romanzo.

E ricordo che parlare del DEVICE e non dell’EBOOK (cosa fatta fino a ora) senza conoscerne la differenza è sintomo che prima di aprire la bocca sarebbe necessario quanto meno informarsi.

Daniela – che scrive fieramente da un iPad su cui ha una biblioteca impressionante ed è in grado di prestare, sottolineare, evidenziare in 5 colori diversi e mettere persino i post it ai suoi ebook.

 

Una nota di merito va a buona parte dei 234 commenti precedenti al mio, in cui una fetta di lettori forti (cioè coloro che leggono solo su cartaceo, non che leggono di più) si è espressa a favore della carta con aromentazioni più romantiche che pratiche, tipo:

1) Il profumo della carta™ (un classicone che commuoverà il nostro Ewan)

2) L’esperienza sensoriale del tocco delle pagine (la carta taglia, ma è sempre bello vedere un libro macchiato di sangue)

3) L’annusare le pagine mentre si legge (che a me sa un po’ di sniffare la colla, ma tornando in argomento, io non ho mai visto nessuno leggere e usmare un libro. Sarò strana io.)

4) La possibilità di sottolineare e prendere appunti (che, per chi non lo sa, cosa fattibilissima anche con un ereader. Con il mio iPad posso sottolineare, evidenziare e fare post it in ben cinque colori moda, senza contare il fatto che scrivere o fare le pieghe a un libro di carta è una cosa che mi urta nell’intimo)

5) Si può prestare (anche l’ebook se è senza DRM, ma l’ebook alla fine lo regali, il libro di carta al 99,9% non ti torna indietro a meno che non siete come me e Nasreen che ci mandiamo vicendevoli avvisi di morte e scadenze)

6) Non urta la vista come i lettori LCD (infatti quelli sono i tablet, i lettori e-reader hanno lo schermo e-ink per la quale hai necessità di una fonte di luce per leggerlo. Proprio come un libro di carta.)

7) Non necessita di essere ricaricato (vero, ma possediamo millemila gadget tecnologici, che differenza fa?)

8) Si può esporre in una libreria (bisogno leggittimo, ma più che a vantarsi non vedo la necessità. La mia libreria sta esposta nel posto più importante: nel mio cevello)

Insomma, a livello pratico… niente.

 

Voglio inoltre citare il manifesto dello Slow Reading, che spiega in maniera efficace anche il futuro del libro (nonostante non sia per niente d’accordo sul valorizzare più il testo lungo rispetto a quello breve).

 

In ogni caso, per quanto io possa essere favorevole all’ebook e alla digitalizzazione, vorrei dire che in redazione c’è chi è più favorevole al cartaceo, ma praticamente tutti possediamo un device (che sia un ereader, un tablet o addirittura entrambi). Magari non gioiosamente, ma ci siamo adeguati ai tempi che avanzano.


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