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È Carnevale e gli italiani non si mascherano, si nascondono

Creato il 08 marzo 2011 da Massimoconsorti @massimoconsorti
È Carnevale e gli italiani non si mascherano, si nascondono C’era un giudice della Suprema Corte di Cassazione, attualmente in pensione, che festeggiava l’onomastico proprio oggi. È vero che il suo nome è Corrado, ma avendo per cognome Carnevale e per motto “nulla è come appare”, scelse proprio la festa delle maschere per ricevere e fare regali. Pensiamo ne abbia ricevuti parecchi visto che, in barba a qualsiasi logica di diritto, invalidò nell’ordine: gli ergastoli a Michele e Salvatore Greco processati per l’assassinio di Rocco Chinnici; le condanne per un processo alla Banda della Magliana; l’arresto di don Stilo accusato di essere un prete mafioso; l’arresto del camorrista Giuseppe Misso coinvolto nella strage del Rapido 904 Roma-Napoli e l’arresto del figlio di Michele Greco, Giuseppe. Carnevale, che si festeggia da solo oggi, era un amico e sodale di Giulio Andreotti, il politico famoso in tutto il mondo per la sua maschera glaciale che ebbe migliaia di imitatori (come la Settimana Enigmistica), fra i quali Kissinger, Nixon e perfino Arafat. Di Carnevale in Carnevale, la storia d’Italia è anche la storia delle maschere. Ogni regione, città, paese e borgo antico ne ha una, a dimostrazione del fatto che non è vera la teoria della maschera-transfert, da noi ci si maschera per nascondersi e basta. Così Alessandro Sallusti in “dolcevita” nero, nasconde agli italiani quanto prende di stipendio, che tradotto sarebbe “quanto lo paga Berlusconi per fare il killer mediatico”. Alla stessa stregua Berlusconi nasconde agli italiani, assumendo la maschera della sofferenza, di essere malato di piorrea e che forse il modello del Duomo di Milano lanciatogli addosso dal “desaparecido” Massimo Tartaglia, non è la causa diretta delle ripetute operazioni odontoiatriche. Travestito da matrioska Serghei Lavrov, ministro degli esteri russo, nasconde all’opinione pubblica mondiale la vera ragione del “niet” del suo governo all’intervento militare della Nato in Libia. Putin ha pensato: “Ma se sono favorevole all’intervento della Nato sono favorevole anche all’ingerenza negli affari interni di una nazione. E se sono favorevole alle ingerenze significa che qualcuno può venire a controllare quello che combino in Cecenia e magari mi rinfacceranno l’Ungheria, la Polonia, la Cecoslovacchia e perfino l’Afghanistan. Meglio nascondersi dietro la maschera del diritto internazionale”. Per tornare a casa nostra, o meglio, per festeggiare il Carnevale anche nell’austera Città del Vaticano, abbiamo scoperto il volto che si cela dietro la maschera delle contestualizzazioni a senso unico di monsignor Fisichella. Somiglia molto all’euro anzi, a tanti “euri” messi insieme che sono quelli che entrano grazie all’8 per mille, ai finanziamenti alla scuola privata cattolica, ai pellegrinaggi del Papa finanziati con i fondi delle Grandi Opere, al più della metà dell’8 per mille destinato allo Stato e che non escono perché l’Ici la Chiesa non la paga neppure se nei suoi immobili prosperano stabilmente avviate attività commerciali. C’è da dire che la maschera di monsignor  Fisichella somiglia tanto anche a quella di Arlecchino e non è così difficile individuare chi sono i suoi due padroni. Come non è difficile scoprire che chi si cela dietro la maschera della ministra Stellina Gelmini, è l’Ignoranza assurta a metodo. Sono state tante e tali le manovre della responsabile del dicastero della scuola per favorirla, che i primi risultati sono sotto gli occhi di tutti: il 5 per cento di iscritti in meno alle università e un crollo senza precedenti degli studenti ormai scoglionati che non si laureano. Ma oggi è anche il giorno della grande festa mascherata ad Arcore. Già dalle prime luci del giorno signorine mascherate da poliziotte, infermiere, odalische, danzatrici del ventre, ministre, sottosegretarie, veline, suore (via a tutte le inibizioni), addette alle pulizie rumene, spazzacamini bielorusse, idrauliche ucraine, piastrelliste brasiliane e nipotine di Ben Alì in esilio, stazionano ai cancelli di Villa San Martino in attesa del pass e prima di essere perquisite dai carabinieri taxisti ansiosi di mettere le mani su quel ben diddio. L’elenco degli oggetti eventualmente da sequestrare è lunghissimo. Va dai cellulari alle macchine fotografiche, dagli Ipod agli Ipad, dalle limette per le unghie alle pinzette per sopracciglia, dai preservativi al gusto di liquirizia a quelli senza serbatoio, dalle microspie ai rosari, dai libri di Saviano alle copie di Repubblica, Il Fatto e l’Unità. Il Sultano, ancora sotto gli effetti dell’anestesia totale che a una certa età potrebbe anche risultare letale, arriverà mascherato da ammalato con tanto di termometro in bocca e una borsa di ghiaccio in testa. “Papi ha la bua - scandirà Bonaiuti mascherato da Bondi – non gemete troppo forte”.

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