Mi riferisco all'Attesa , con la A maiuscola, quella che precede gli eventi che fanno la storia.
L'Attesa che s'intrufola nei discorsi. Di tutti. L'Attesa che si respira fin giù nei polmoni e che canalizza i pensieri. Di tutti.
Zompettavamo verso la scuola e si affrontava l'unico argomento possibile, io e Aletto.
- Stanotte il mi' babbo si alza.
- Anche il mio. Ma a che ora è di preciso?
- Alle 4.
- E ti chiama?
- Certo che mi chiama. E il tuo?
- Anche il mio mi chiama.
L'avrei costretto, pensai, l'avrei implorato e lui non avrebbe potuto esimersi dal tirarmi giù dal letto. Sì, avrebbe fatto delle storie per la scuola, ma che cavolo, non succedeva tutti i giorni!
Ore 4 a.m. io e mio padre, quattro occhi sbottonati, a puntare i due colossi pigliarsi a pugni dentro allo storico Radio Allocchio Bacchini da 26 pollici, in rigoroso bianco e nero. Così sarebbe andata.
- Cassius Clay è fortissimo.
- Sì, fortissimo.
Anche su questo non avevamo dubbi, io e Aletto: era il nostro eroe.
Nel 1971 la boxe era un signor sport, una passione capace di coinvolgere un'intera nazione, una roba popolare. Menarsi andava ancora di gran moda. C'era il calcio, quello sempre, poi c'erano il ciclismo e la boxe, fine. Gli altri sport erano per fighette. Potevi anche provare a parlargli di Thoeni e di Meneghin ai nostri vecchi, magari conoscevano i nomi, ma se la tivù avesse trasmesso uno slalom notturno da Sapporo, manco il babbo di Gustavo Thoeni si sarebbe svegliato a buttarci un occhio.
Ali-Frazier è stato definito il combattimento del secolo ed era una cosa sulla quale avremmo potuto scommettere già quella mattina. Io e Aletto.
Poi, negli anni, la boxe è morta. Così, senza un granché avvisare, prima frazionando le categorie di peso in decine di sigle di federazioni e di campioni e poi non so bene com'è andata. Forse è solo passata di moda, forse ha ceduto ai detrattori che l'additavano come stimolo di violenza, forse altro.
Fatto sta che non lo so chi è il campione dei massimi, adesso, se non vado a leggerlo da qualche parte sul web. E non lo farò perché mica mi frega. E la macchietta del povero Mike Tyson che si esibisce, come il peggior delfino di Rimini, in Notte da Leoni (1 e 2) rivaluta fino al culto assoluto la notte in cui Frazier sconfisse Ali e anche l'Attesa che precedette il match.
No, non vinse Cassius Clay/Muhammad Ali: la storia non aveva previsto un finale hollywoodiano.
E mio padre non mi chiamò quella notte, o forse sì, lui sosteneva che io, in preda al sonno, mi fossi rifiutato di alzarmi. Niente di più facile.
Mi resta il sapore forte di quell'Attesa.
Auguri campione.