L’e-commerce è un’arma strategica per vincere la sfida dei nuovi mercati e rilanciare l’economia. Sembra ormai un dato di fatto che trova conferma in decine di studi, ma le potenzialità sono ancora poco conosciute. Se le stime prospettano una crescita decisamente favorevole per il 2012 sono ancora molte le carte da giocare per un approdo deciso sul mercato globale del Web.
Le nostre imprese, rallentate da decine di problemi tra cui la stretta creditizia e i ritardi dei pagamenti solo per citare i due più reclamizzati possono cercare di affrontare la crisi internazionalizzando e investendo sull’apertura di un canale di vendita online. Quest’ultima scelta, spesso sottovalutata e dai costi contenuti può influire in maniera ampiamente positive sulle casse delle imprese anche piccole. Secondo Netcomm (Eurostat) nel 2011 sono state appena il 4% delle Pmi che hanno saputo sfruttare questo modello di vendita e solo l’11% hanno effettuato acquisti online (un buon metodo per ridurre le spese). Gli obiettivi di Agenda Digitale per il 2015 sono molto lontani: si vorrebbe portare entrambe le cifre al 33%.
Nel resto d’Europa le cose vanno un po’ meglio. Sono già il 15% le imprese abilitate a vendere i loro prodotti e servizi online anche verso il nostro paese. Perchè dunque gli italiani sono così restii a sbarcare sul Web? Sembrano mancare strategie di comunicazione integrate e la conoscenza degli strumenti più evoluti. In generale l’Italia è indietro rispetto agli altri paesi nell’investimento per ICT con riverberi negativi per la produzione.
Il consorzio Netcomm si è fatto portavoce con il governo delle imprese consociate. Vengono chieste agevolazioni e in particolare la detassazione parziale dei proventi ricavati dall’E-commerce B2B internazionale, accesso ai fondi europei, più attenzione verso gli obbiettivi di Agenda Digitale, riduzione dell’Iva al 10% per acquisti B2C online, certificazioni di qualità riguardanti i pagamenti online al fine di rassicurare gli acquirenti, creazione di distretti virtuali e digitali per sviluppare piattaforme E-commerce congiunte.
Altra sfida da vincere è rappresentata dal digital divide. La banda larga deve arrivare a coprire l’intera popolazione in tempi brevi. Come assicurato dal ministro Passera questa volontà già esiste e il piano d’azione è già approvato. E’ confermato che il segmento di mercato delle vendite online crescerà nei prossimi anni (Osservatorio E-commerce B2C della School of management del Politecnico di Milano): nel 2011 i siti italiani hanno generato vendite per 8 miliardi di euro (+19% rispetto al 2010) riguardando in particolare turismo (48%), assicurazioni (10%), abbigliamento (10%) e informatica ed elettronica di consumo (altro 10%). Per il 2012 il valore delle vendite dovrebbe superare i 9,5 miliardi (+18%) con un’imposizione importanti dei siti di couponing e un’ampia crescita per l’abbigliamento e informatica. Ci si aspetta una crescita del 19% anche per l’agroalimentare. Dati che dimostrano che vale la pena investire nel commercio elettronico.