… se soffri per amicizia, soffri di più. Anche fosse solo per la nostalgia di momenti perduti. Ogni volta nelle conversazioni sbuca qualcuno che dice che non si possono fare confronti quantitativi a proposito della sofferenza. Ciascuno elabora i propri lutti con la dose di dolore più congeniale alla sua soglia di sopravvivenza. Sull’orlo del precipizio ci siamo stati tutti, poi, quanto alto fosse è dettaglio trascurabile. Io ad esempio, che non soffro di vertigini, ho sfidato cime chilometriche in virtù di un incompiuto harakiri da manuale. Ma se penso a Marcolino, che invece teme l’altezza, mi meraviglio di come abbia potuto persino affacciarsi da quella collinetta scoscesa. Per questo l’unico confronto realmente ipotizzabile è quello di tipo qualitativo. Azzardo una statistica e lancio l’inutile sondaggio: per amicizia si soffre di più. L’invito alla riflessione verrà declinato dai cuori trafitti del momento. Ma più in là, quando il nuovo amore prenderà il posto del vecchio, in un meccanismo banale ma di “baglionesca” tradizione, anche il cuore più ferito del mondo mostrerà nitidi sulla superficie solo i nomi marchiati a fuoco di amici di tempi andati. Poi chissà perché si smette di vedersi a un certo punto. Io ho sempre creduto questo: a volte le cose finiscono e basta. Nessuna colpa nè rimedio d’emergenza: ci si trova insieme nella gioia e nella sventura, qualcosa unisce, una nuova energia guida sorrisi, chiacchiere pensieri e confidenze e, prima che tutto possa nuovamente andare avanti come era prima, ciascuno per sè, il momento si cristallizza e resta immobile nel tempo, in ricordi taglienti come pezzi di vetro. Pezzi di Vetro, come la canzone di De Gregori che fa: E la fine del discorso la conosci già, era acqua corrente un pò di tempo fà che ora si è fermata qua. Io ad Ale ci penso sempre. Non le voglio mica male, anzi amo quel nostro tempo insieme è prezioso come poche altre cose che custodisco. Penso sempre ai giorni in spiaggia con Vale, e guardo la foto in cui siamo con gli altri ragazzi dicendomi che mai avrò un amore così grande come quell’amore di risate. Ne piango anche a volte. Io che degli amori passati non mi curo più, mi curo invece di quei giorni d’amicizia folle, perchè solo a un amico puoi dirlo quel che nemmeno a te stesso dici. In queste due settimane in cui non sono andata in radio mi sono preoccupata molto poco del fatto che ancora una volta avessi perso un lavoro. Pazienza, ce ne saranno altri. Ma la mancanza delle cazzate con Fede, Pippo e Daria è come quelle caramelle che non mi sono piaciute mai: un buco con la menta intorno. Faccio fatica a trovare la menta intorno. Glisserò invece sulla questione del buco, perchè sono una signora. Però ecco, ho un vuoto improvviso nel cuore che mi fa pensare che un’altra cosa è finita, o sta per finire. Poi tra qualche anno mi ricorderò di loro sorridendo e ci incontreremo in pizzeria a ricordarci di questi guai condivisi. Non è triste in realtà. Ora, solo ora, penso che la vera cosa triste è che qualche sventurato, questo buco nel cuore non ce l’avrà mai. Figuriamoci la menta intorno.