È davvero difficile scrivere?

Da Marcofre

Ma è davvero difficile scrivere? In fondo basta mettersi davanti allo schermo di un computer e schiacciare i tasti della tastiera. La storia viene da sé, è sufficiente seguire i fatti, quei fatti, sì. Che abbiamo raccontato al pub un paio di sere fa, e tutti erano impressionati. Talmente impressionati che alla fine qualcuno (chi? Non importa) ha detto: “Guarda, dovresti scrivere. Con tutta la porcheria che c’è in giro…”.
Quindi scrivere è aggiungere “qualcosa” alla porcheria che è già nelle librerie? Non è proprio così.

La parola è debole

Una storia, che sia breve (un racconto), o lunga (un romanzo), richiede un metodo di lavoro ben differente da una storia raccontata a voce. Tutti noi siamo convinti che la parola sia potentissima, ed effettivamente quando è stampata su un foglio chiamato “Mandato di cattura”, e lì c’è il nostro nome e cognome, ha il potere di metterci le ali ai piedi e voliamo dall’altra parte del mondo.
In realtà è debole e occorre avvicinarsi a essa con questa semplice verità piantata nel cranio: altrimenti è un guaio. Di solito un autore emergente che ancora crede nella “forza” della parola, lo si riconosce al primo colpo, e da lontano. Perché crede che accumulando parole sulla pagina, sarà convincente. Un po’ come certi imbonitori che fanno la loro fortuna sommergendo gli ascoltatori di parole.
Per descrivere un personaggio iniziano dai capelli e finiscono col colore delle scarpe. Loro sono soddisfattissimi del bel lavoro, pure costato un bel po’ di ore. I lettori per niente: alla “ruga che solca la fronte”, erano già sul Grande Raccordo Anulare.
Il fatto che la parola sia debole è una buona notizia, sul serio.

Che cosa significa scrivere?

Così comincerai a capire che scrivere è comunicare, e che devi “solo” trovare le giuste parole. Che si tratti di romanzo o racconto, chi scrive procede per sottrazione, non per accumulo. Meglio ribadirlo perché mi rendo conto che per alcuni potrebbe suonare una novità.

E come faccio a distinguere quello necessario da quello superfluo?”.

Lo chiedi a me? È la tua storia. Corta o lunga è la tua. Di certo non è sufficiente una mattinata o un fine settimana per capire cosa lasciare e cosa invece amputare. Ci vuole tempo. Letture. Libri. Poi certe storie bisogna rileggerle per bene per capire meglio come sono state costruite.
Tutto parte quando finalmente capisci che la parola è debole. Che ha un potere limitato e devi essere in grado, con questo povero mezzo, di arrivare al lettore e produrre un effetto “Wow”, o giù di lì.

Scrivere vuol dire sottrarre


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