La mattina, la sera. Il lunedì come la domenica mattina. Sul treno o in ufficio.
Si controlla la casella di posta ogni 10 minuti. Ci sono notifiche da leggere a getto continuo, trilli che ti fanno sobbalzare ad ogni ora del giorno: siamo la generazione always on, quella h24 7 su 7, quella sempre orgogliosamente connessa, quella che non stacca mai.
Ad essere sinceri, io non so se sia un bene o un male, forse come in tutte le cose, la virtù sta nel mezzo.
Il mondo viaggia alla velocità della luce ed è necessario saper cogliere le opportunità al volo, essere sempre all’erta e risolvere i problemi ancor prima che si palesino.
Ok, sono d’accordo.
Ma dall’altra parte è necessario ritrovare dei ritmi, assaporare le cose, riuscire ad apprezzarle. E per fare ciò c’è bisogno di tempo, c’è bisogno di concentrazione, è necessario dedicarsi completamente a ciò che si sta facendo.
È difficile, me ne rendo conto. Non sempre abbiamo la lucidità per capire quando accelerare e quando rallentare. Ma un equilibrio si deve trovare.
Dobbiamo adattarci ai cambiamenti in atto nella società, all’utilizzo dei dispositivi tecnologici, ai comportamenti che spingono le persone a sollecitarti via telefono una risposta ad una mail inviata solo 5 minuti prima. Oggi è così. Questa è la realtà con cui dobbiamo misurarci.
E va bene!
Adoro questo mondo iperconnesso, aperto, interattivo. Mondo che mi offre miliardi di opportunità, un lavoro meraviglioso e tanti stimoli.
Ma non sempre, non a tutte le ore del giorno, non nei momenti nei quali bisogna dedicarsi al mondo extra lavorativo.
Per questo motivo, ho deciso di vivere un weekend completamente analogico: niente computer, niente smartphone, niente connessione, niente di niente.
E, udite udite, stamattina dopo 2 giorni di assenza digitale ho scoperto che il mondo non si è fermato