È FINITO IL NOSTRO CARNEVALE - Fabio Stassi

Creato il 17 novembre 2015 da Lalettricerampante
Lo dico senza vergogna: fu per amore che la rubai. Per quanto possa suonare logora questa parola. E bugiarda. Per amore, sicuro. Del testo non c’è niente che metta più paura, soprattutto ai regimi.

In basso in basso, nella quarta di copertina di È finito il nostro carnevale di Fabio Stassi, edito da minimum fax, c’è una citazione di Gianni Mura che dice che «Fabio Stassi è il più sudamericano degli scrittori italiani». Ad attrarmi verso questo libro, oltre alle molte recensioni positive lette in giro, è stata soprattutto quella frase. Di Stassi ho letto L’ultimo ballo di Charlot e Come un respiro interrotto e di questa influenza sudamericana non mi sono mai resa conto. Da grande estimatrice della letteratura sudamericana e del suo particolare stile, sono sempre stata convinta che solo un sudamericano, che vive o almeno ha vissuto parte della sua vita là, può scrivere in quel modo. Mi sono avvicinata a questo libro quindi più con una nota di scetticismo, convinta che sì, mi sarebbe piaciuto (che i libri di Stassi mi piacciono sempre), ma non avrei poi condiviso quella definizione di Mura.E, ovviamente, mi sbagliavo.
È finito il nostro carnevale è il racconto picaresco della vita di Rigoberto, un anarchico appassionato di fútbol e di donne, che si ritrova a inseguire la coppa Rimet, la Diosa de la Victoria, da campionato del mondo a campionato del mondo. Lo scopo è quello di rubarla, come lei ha rubato  il cuore di Consuelo, a cui è ispirata e scomparsa nel nulla proprio una volta terminata la coppa. Rigoberto, innamorato della donna e incapace di accettare questa scomparsa, non può che partire all'inseguimento dell’ultimo oggetto che la ricorda. Si spaccerà quindi per giornalista sportivo e seguirà i Mondiali di calcio per quasi tutto il Novecento. Un viaggio picaresco, dicevamo, in cui oltre alle partite, Rigoberto assisterà agli intrighi politici, alle violenze del fascismo e del nazismo, alle scelte politiche delle varie nazioni sul partecipare o meno, e addirittura, si ritroverò a dare consigli a una nazionale. Finché non giungerà il momento che tanto ha aspettato per tutta la vita.
Se voi compraste il libro senza copertina e senza nome dell’autore, davvero pensereste che il libro è stato scritto da un sudamericano. Per il modo di raccontare, con questa bell’idea di affidare la narrazione attraverso gli anni allo stesso Rigoberto, in una sorta di intervista-confessione in cui racconta del suo inseguimento della Diosa, ma anche della sua vita e del passato della sua famiglia. Per il ritmo del libro, che scorre veloce senza che possiate fermarlo né staccarvene. Per l’ambientazione, che gira il mondo sì, ma sta anche molto in Sudamerica.  Per la capacità di rendere appassionante un libro che parla di fútbol, anche a chi di fútbol non frega quasi nulla. Insomma, per tutte queste cose e per quella bella sensazione di aver letto qualcosa di grande e intenso che solo certi bei libri di narrativa sudamericana ti lasciano.
Adoro come scrive Fabio Stassi. Adoro il fatto che leggendo traspare tutto il suo sapere (e di cose ne sa davvero tantissime), senza però far sentire ignorante il lettore, mischiando semplicemente i riferimenti alla storia e alla letteratura (Ernest, c’è Ernest!) alla normale narrazione della vita di Rigoberto.
La sua libreria era un porto trafficato. Ti scontravi con i libri come contro rumorose bande di marinai. Ce ne incontravi di tutti i tipi: russi, francesi, argentini… un paio di tedeschi. Con qualcuno ci facevi conoscenza. I migliori erano quelli che ti segnavano il viso con un coltello. La cicatrice te la portavi dietro per sempre.

Quindi, il mio scetticismo iniziale si è trasformato in grande stima e stupore per la bravura di Fabio Stassi. È finito il nostro carnevale è un libro assolutamente da leggere.
Titolo: È finito il nostro carnevale
Autore: Fabio Stassi
Pagine: 246
Anno di pubblicazione: 2007
Editore: minimum fax
Prezzo di copertina: 9 €
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formato brossura: È finito il nostro carnevale
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