Nel buio
della notte
agostana
improvviso
scatta
l’allarme e
la sveglia
è immediata.
Si scende.
Rapidi.
Non c’è tempo.
E la pertica
è scivolosa
proprio come
quella dell’albero
della cuccagna
nel giorno di festa
al paese.
C’è afa.
Si brancola adesso
tra l’ombre familiari
del paesaggio urbano.
Il paese è al momento
soltanto un ricordo.
Le fiamme sono altissime.
Fanno paura.
Il cuore batte forte e
il fumo prende alla gola.
Eppure si caccia
d’imperio il timore.
E si va.
E su per la scala
c’ è insistente
il richiamo di un pianto.
E’ quello di un bimbo in cuna.
E accucciato al suo fianco
un cagnone dagli occhi pietosi
è come cercasse aiuto
per sé e per quel fagottino.
Il giovane è ardito e non esita.
E, raggiuntili, con i due imbocca
a ritroso l’uscita.
Una lacrima en plein air
gli solca le gote
ma nell’aria fumosa
nessuno s’accorge di nulla.
Molto meglio.
E la gioia del bene
è come
l’andare leggeri
a passo di danza
tra nuvole e stelle.
Marianna Micheluzzi (Ukundimana)