19 agosto 2013 Lascia un commento
Al Pacino e’ un avvocato brillante e rampante, pronto alle grandi cause ma che non disdegna la difesa dei poveracci ingiustamente incriminati.
Tutto funziona alla grande, tra alti e bassi, giudici dementi e colleghi sull’orlo di una crisi di nervi. Dover assumere la difesa di un giudice suo nemico giurato, accusato di stupro e violenza, sara’ tragicamente fatale.
Nel libro, Pacino e Grobel Lawrence discutono se il soggetto e lo spirito della pellicola sia riconducibile a "Mash", il che potrebbe essere vero appartenendo entrambi al filone di denuncia tanto sfruttano negli anni ’70 del cinema a stelle e strisce. Piu’ correttamente l’attore lo accomuna a "Anche i dottori ce l’hanno", confronto certamente piu’ diretto ed azzeccato, per quanto l’assenza di Chayefsky si faccia sentire.
Film di denuncia quindi ed e’ la giustizia ad essere presa di mira, col campionario di psicotici che senza distinzione riempiono le fila dei criminali cosi’ come quella degli avvocati e dei giudici.
Senza grossa fantasia saltano fuori fotografie di uomini di potere travestiti da donna, eppure il giudice che distingue la legge dalla giustizia mentre tocca la pistola nella fondina, e’ altrettanto programmatico.
Pacino e’ l’unico idealista quanto basta per uscirne pulito, tra innocenti ammazzati e ladruncoli puniti quando la vera feccia sta fuori e comanda, l’unico che denuncia un potere che umilia le persone schiacciandole ogni giorno che passa, laddove non c’e’ un confine tra controllori e controllati.
Film invecchiato piuttosto male e che del resto e’ stato dimenticato anche perche’ negli USA con gli anni ’80 la societa’ civile seppe rialzare la testa anche verso una legge che troppo spazio dava agli incapaci amici dei delinquenti e troppo severa a sproposito. Magari servirebbe rivederlo qua da noi, oggi che legge nulla ha piu’ a che fare con la giustizia, dove il cittadino si sente indifeso innanzi l’inettitudine folle ed assassina di chi non colpisce i colpevoli e fonda il proprio potere sull’arroganza. Siamo al punto che non solo gli uomini di magistero non combattono le ingiustizie ma anzi si fanno scudo della legge per il passo successivo, la politica, due ruoli oggi indistinguibili, confusione e tragedia della democrazia stuprata e con essa la nostra Patria.
Ma che vogliamo farci, il cinema e’ la macchina dei sogni e possiamo continuare allegramente a riderci su.