Quando non riusciamo a risolvere una certa situazione in modo pacifico, quando le trattative falliscono, ecco che iniziano i litigi, gli scontri, i conflitti.
Il titolo del post già preannuncia l'argomento di oggi: la guerra in Libia.
Ragioniamoci un po'.
Prima di tutto è necessario semplificare il problema così da farvi capire meglio il senso del mio messaggio.
Provate ad interpretare questo esempio...
Assumiamo che in un paesino esista una fattoria, la migliore del paese, che ha la capacità di produrre tantissimi ortaggi a buon prezzo che gli abitanti possono comprare. Questa fattoria ha però come padrone un negriero, una persona che sfrutta extracomunitari e li costringe a lavorare gratis per lui, senza diritti e senza sicurezza.
I cittadini del paese però, sapendo tutto ciò, decidono di non denunciarlo altrimenti perderebbero la possibilità di ottenere frutta e verdura a bassi prezzi.
Alcune volte il padrone della fattoria esce dalla sua tenuta, fa un giro per il paese e si fa subito riconoscere per i suoi modi, mancando di rispetto alle persone trattandole come se fossero i suoi lavoratori. La gente però sta zitta e ferma, altrimenti potrebbe perdere il suo guadagno.
Questo padrone della fattoria continua i suoi affari per 30 anni, diventa ricchissimo ed acquista sempre più potere. Il servilismo della gente aumenta sempre più.
Ad un tratto però, gli extracomunitari di tutte le fattorie del paese si ribellano con i loro rispettivi padroni, con l'obiettivo di avere gli stessi diritti degli altri lavoratori. Le fattorie, con la forza o no, si devono adeguare una dopo l'altra ed un giorno arrivò anche il turno della miglior fattoria del paese.
Il padrone della fattoria non ci sta, aumenta così l'oppressione dei lavoratori torturandoli , uccidendoli in caso di ribellione.
Se riuscite a fare una similitudine tra il racconto e la situazione attuale in Libia, possiamo passare a fare qualche ragionamento.
A quel punto i cittadini del paese decidono di intervenire, chiamano la polizia e cercano di far fare giustizia. Purtroppo la fattoria è grande, il padrone è ricco e ha al suo servizio dei mercenari che ben pagati lo difendono a costo della loro vita.
Prima di tutto: quale è stato l'errore più grande dei cittadini del paesino?Rifletteteci un po'.
A mio parere il più grande errore è stato non agire subito. Gheddafi diventò dittatore con un colpo di stato nel 1969. È stato sempre una persona che non ha mai rispettato i diritti umani (in Libia c'è la fucilazione) e il fatto che abbia instaurato una dittatura di tipo militare ne è la prova. La Libia inoltre possiede il petrolio, la linfa vitale dell'economia mondiale, e per questo motivo negli anni Gheddafi è stato sempre tutelato dalle nazioni a cui forniva il petrolio.
Mesi fa però c'è stata la rivoluzione nord africana: i popoli di Tunisia ed Egitto hanno cacciato i loro rispettivi dittatori, persone che avevano accumulato miliardi di euro mentre il proprio popolo non riusciva ad avere un tozzo di pane.
È arrivato così il turno della Libia e Gheddafi ovviamente non è stato morbido come gli altri. La notte del 19 Marzo 2011 è cominciata la guerra Libica con l'attacco aereo francese, ovviamente coordinato dalla NATO.
C'era o no un alternativa a tutto questo?
Alla prima violazione dei diritti umani l'ONU doveva intervenire facendo ratificare (ossia far diventare legge) alla Libia la dichiarazione universale, minacciando l'isolamento dal circuito import/export economico internazionale. Con il solo petrolio, soprattutto negli anni 70, non si sfamano le persone.
Adesso Gheddafi ha un arsenale non indifferente, può minacciare tutti i paesi europei del mediterraneo.
Il fallimento della trattativa porta a due scelte:
il conflitto o l'indifferenza.Ora i pacifisti gridano No alla guerra, ma credo che sia tardi ormai. I ribelli Libici stanno per essere tutti i uccisi dalle forze di Gheddafi; è giusto uccidere qualcuno per evitare che questi uccida altri? Questa è la domanda da un milione di dollari.
I bombardamenti purtroppo sono il risultato di trattative fallite e di tante che nemmeno sono state provate: l'intervento diplomatico è fallito. Adesso bisogna scegliere tra la vita dei civili libici che vogliono la democrazia e la vita di quelli che si oppongono alla cattura di Gheddafi, tra la guerra e l'indifferenza.
Non ci sono altre scelte adesso. Forse prima ci sarebbero state, ma ora no.
Il motivo della guerra libica ovviamente non è solo esportazione del regime democratico occidentale nel nord Africa; come sempre, come in tutte le guerre degli ultimi decenni, c'è il petrolio in ballo, e le violazioni dei diritti umani probabilmente sono state un comodo pretesto. Aspettiamoci quindi una guerra mascherata da azione umanitaria, con i media che non ci diranno mai la verità.
La guerra non è mai giusta ma purtroppo l'intelligenza umana, compresa la mia, non riesce a trovare un'alternativa arrivati a questo punto.
Auspico che la cattura di Gheddafi avvenga presto e che le perdite umane siano limitate il meno possibile. A questo punto del petrolio mi importa ben poco.
Tutti sanno dire no alla guerra, ma fornire un'alternativa pacifica al problema è tutt'altra cosa.Poiché anche io non sono in grado di fare ciò, appoggio questo conflitto e mi auguro, nei decenni a venire, di avere la forza di sorreggere il peso di questo enorme errore.
Una lezione da imparare c'è però: nel mondo ci sono tanti altri Gheddafi, altri Bin laden, altri Saddam.
Una pronta diplomazia può essere molto più efficace di una guerra. Che l'ONU faccia rispettare la Dichiarazione Universale dei diritti umani ovunque, solo così si potrà dare inizio ad un duraturo ed epocale periodo di pace.