Tra il 16 e il 19 maggio 2012 il Fondo monetario internazionale (Fmi), nella persona di Costas Christou, ha effettuato una missione in Bosnia Erzegovina per verificare le condizioni dell’economia bosniaca e per vedere se Sarajevo sta attuando le riforme richieste dal Fmi, che è creditore di qualcosa come 1,2 miliardi di dollari nei confronti del Paese balcanico.
In sintesi, Christou ha rilevato – e scritto nel suo rapporto – che la ripresa economica, avviata nel 2010, si è successivamente indebolita per effetto della crisi dell’Eurozona, che ha colpito negativamente le esportazioni e i flussi di capitale; la domanda interna di beni resta sottodimensionata, venendo ostacolata dalle dure misure fiscali, dalla stagnazione dei salari, dalla crescita del credito troppo lenta; il raffreddamento dell’economia ha portato a un rallentamento dell’inflazione; per il 2012 ci si attende un arresto della crescita e le prospettive del periodo successivo sono legate a quanto accadrà nell’Eurozona, in connessione alla debolezza insita nell’economia locale. Tuttavia, le misure fiscali restrittive hanno consentito di mantenere il deficit nei limiti del 3 per cento nel 2011, scendendo dal 4,2 per cento del 2010; il risultato è però dovuto a misure temporanee, che il Fmi invita a non adottare più. Buona notizia invece per il settore bancario, che ha reagito bene alla crisi finanziaria globale, tornando ai profitti del 2011.
Qualcuno ha spiegato – prima che partisse – a Christou lo stato dell’economia reale bosniaca?
Nel suo rapporto, Christou sottolinea non solo che le banche stanno bene ma anche che sta aumentando la prospettiva di credito ai privati, a cominciare dalle famiglie. Deve essere uno scherzo. Quale banca fa credito ai poveri in un Paese in cui – come Christou stesso ha scritto, la domanda interna è sottodimensionata e i salari sono stagnanti? Se le prospettive di credito s’incrementano per aumentare il benessere delle famiglie già ricche, siamo nella pura statistica e siamo d’accordo. Se invece vogliamo parlare di vita vissuta e reale, in Bosnia la gente fa la fame, se porti a casa 400 euro al mese sei fortunato e le banche applicano non di rado tassi d’interesse – sia ai privati che alle aziende – del 15 per cento e oltre (per noi nell’Eurozona sostanzialmente più che d’usura), per non parlare dei prelievi a sorpresa sui conti delle imprese e dei privati e del mutamento unilaterale delle condizioni di deposito e di credito.
Christou, insomma, è solo un burocrate che soppesa l’economia dal piano di una scrivania di mogano, lavorando per gli interessi dei suoi padroni, gli squali del Fmi, che non sono un’associazione benefica ma il top del neoliberismo planetario. Questo è quanto. E ora sarebbe interessante se Christou e i suoi capi bussassero alla porta di ogni bosniaco e gli dicessero: “Evviva! Sorridi! Il deficit del tuo ultracorrotto Paese è al 3 per cento e ora prepariamo la riforma del sistema sanitario”. Sistema sanitario al collasso, quasi interamente privatizzato e sclerotizzato dalla mancanza totale di investimenti, controllo anti corruzione e aggiornamento tecnico e professionale.
Christou e i suoi, come minimo, si beccherebbero un meritato “ma vai al diavolo!”…
E, personalmente, mi allineo…
Luca Leone è autore, tra gli altri, di “Bosnia Express”(©Infinito edizioni 2012)