E’ il ghiottone il vero animale del sapore???

Da Pausagolosa @pausagolosa

Si fregia del titolo passando il suo tempo libero in ristoranti vecchi , nuovi e nelle trattorie di periferia. Quanto ama dare stellette, forchette, piattini e bastoncini attraverso il suo blog. Descrivere con dovizia di particolari il gusto e gli ingredienti che lo chef ha usato e di come quel determinato piatto sia sapido o privo dell’ingrediente tal dei tali, termini quest’ultimi presi in prestito dai critici gastronomici televisivi, notoriamente sponsorizzati. Bisogna avere personalità, e purtroppo gli altri si limitano a scimmiottare, ma si sa il vero animale protagonista dei nostri tempi, è i ghiottone, il vero intenditore del sapore. Troppa fretta a dare giudizi positivi a chi non lo merita. Constato, che troppo spesso, questi personaggi hanno acquisito la capacità di dare giudizi attraverso sponsor. Come si fa a verificare la veridicità di certe affermazioni? Semplice: si va nel tal ristorante che ha declamato o denigrato! E questa è la terza volta che mi reco sul luogo del delitto a verificare di persona, i giudizi di questi grandi conoscitori di slow food. Può accadere che il determinato giorno al cuoco venga male una determinata ricetta, o che il grande ghiotto abbia sopravvalutato un po troppo la trattoria che esalta. Dio solo sa, quanto il cuoco sia il primo a farsi rodere l’anima, quando un piatto gli viene male, può accadere purtroppo. La cucina non sempre è una scienza esatta, ma è ricca di variabili. La maggior parte dei cuochi che conosco, non lo fa solo per mestiere, per avere il massimo profitto, ma per passione!  Nelle cucine scarseggia la passione, ma aumenta l’eccessivo protagonismo e sbrodolamento vario.
Ma ritorniamo alla trattoria bettola recensita dal grande mago del gusto. Dove secondo lui, pagare 12/16 euro un primo è un prezzo ragionevole. Non cito il nome, ma il luogo: Roma zona Grottaperfetta. Una trattoria nascosta, si accede attraverso una salita ripida. Conosciuta da dirigenti e impiegati che amano queste “economiche” pausa pranzo, tanto che mi sono chiesta che quota sul ticket l’azienda per cui lavorano, eroga! Ricchissime aziende!
Entro e la porta a due ante è aperta per metà, quasi ad impedire l’accesso alla massa. Capirai, e quando mai ci verrà la massa! Deduco quindi sia una trattoria casalinga, per una élite di ghiotti di cui disgraziatamente non faccio parte. Trattandosi di una trattoria molto periferica, a buon mercato, perché proporre un piatto costoso ed ingiustificabile come fettuccine funghi porcini e tartufo? Ma la curiosità mi ha fatto rischiare, rinunciando alla amatissima cacio e pepe. A Roma una trattoria in periferia ti fa pagare massimo 7,5 per un primo. Constatato recentemente in pieno centro a Modena, trattorie casalinghe prezzare un primo a 7 euro. E’ inutile dire che le fettuccine fatte in casa, erano state abbondantemente allungate con l’acqua , la farina di semola rimacinata che diceva la cuoca aver usato era una debole presenza, il resto farinaccia del supermercato. Faccio le pulci anche alle pulci stesse.
Il condimento? Orrendo! Le fettuccine erano prive di mantecatura, abbondavano di olio, il porcino, inesistente ed i pochi che riuscivo ad addentare erano intrisi di acqua, veramente disgustosi. Il tartufo, per nulla copioso a coprire lo scempio, uno scorzone estivo di pessima qualità, fatto passare per tartufo nero umbro, dal profumo e sapore inconfondibile. Lo spezzatino di vitella alla cacciatora, quasi presentabile: giusta quantità di aceto, ma enorme quantità di olio di oliva di qualità non pervenuta, che si espandeva nel piatto a coprire la porzione esigua. Insomma una preparazione per nulla rispettosa di quella tradizione casalinga romana, che lo vede tra i piatti più preparati in famiglia. Quello di mia suocera è semplicemente superbo.
Un piattino di puntarelle povero in sostanza e porzione, condite in maniera frettolosa, mentre il condimento delle puntarelle è un vero e proprio rito che qualcuno (tra cui la sottoscritta), prepara ancora con il mortaio di legno, facendo macerare il tutto per un paio di ore.
E veniamo al dolce. Nota molto dolente che mi vede in cattedra, essendo la mia specialità.
Avevo consigliato al mio compagno di non prendere la crostata fatta in casa. A prima vista, avevo intuito fosse qualcosa di veramente immangiabile. L’ intuizione si è rivelata profetica. Passi per la marmellata industriale, ma una pasta frolla fatta con l’olio di semi è qualcosa di inaccettabile in una trattoria casalinga. Un piatto di pasta, due spezzatini, un piattino di puntarelle, una bottiglia di acqua, 1/2 bicchiere di vino rosso, due fettine di pane: 60 euro!
Il mio giudizio finale sula sulla trattoria casalinga? Eccessivo e truffaldino.

E ora vado a fare le polpette…Chissà se alla bettola le fanno con la carne del giorno prima avanzata o con il macinato! Dai ghiottone, seguimi in cucina!

Buona giornata fedelissimi lettori


Filed under: Dolci Tagged: cucina romana, fettuccine, funghi porcini, ristorante, Roma, tartufo, trattorie

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