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Nel maxiemendamento alla Legge di stabilità vengono stanziati 120 milioni in 3 anni, ovvero 40 milioni l’anno. In pratica meno della metà di quanto stanziato per la Carta acquisti per un solo anno, che è di 250 milioni annui e a cui i 120 milioni del Sia si vanno a sommare nel quadro della “riforma” prevista dal governo. A questi, ha spiegato il ministro Giovannini, vanno aggiunti i “170 milioni per il Mezzogiorno e altri 50 milioni per i grandi comuni” già stanziati. In tutto circa 500 milioni. Però basta andare sul sito del ministero del Lavoro per scoprire che le cifre sono necessarie a far sì che il provvedimento possa incidere minimamente sulla realtà. Nel documento con cui il dicastero presenta il Sostegno per l’inclusione attiva si legge: “Il programma potrebbe ragionevolmente comportare un costo a regime dell’ordine di 7-8 miliardi” annui. Altro che le cifre sbandierate dal governo.
Non solo. “Un tale programma consentirebbe di raggiungere non meno di circa il 6% delle famiglie del Paese”, si legge ancora nel documento. Ma solo una volta entrato a regime, cioè quando sarebbero disponibili i 7-8 miliardi. Quindi, anche se dovesse entrare a regime, il Sia risolverebbe solo un terzo del problema: secondo l’Istat le famiglie italiane sono in tutto 26 milioni. Quindi il 6% di 26 milioni sono 1 milione e 560 mila famiglie, moltiplicato per il numero medio dei componenti, che è 2,3, fa 3,6 milioni di persone. Per l’Istituto di statistica in Italia ci sono 9,5 milioni di persone che vivono sotto la soglia minima di spesa. Quasi tre volte quelle che verrebbero aiutate dal Sia. Il quale non è, quindi, un reddito minimo garantito, ma somiglia più che altro ad un ampliamento della Carta acquisti, l’ex Social card, che il governo ha ora esteso a tutto il territorio nazionale, “vale 40 euro al mese e viene caricata ogni 2 mesi con 80 euro (40 euro x 2 = 80 euro) sulla base degli stanziamenti via via disponibili”, si legge sul sito del ministero dell’Economia. In pratica, il solito assistenzialismo.
Altro problema: la copertura del Sia è in odore di incostituzionalità. Il provvedimento verrebbe finanziato con i fondi ottenuti dal contributo di solidarietà delle pensioni d’oro. Il contributo, progressivo, è pari al 6% oltre i 90mila euro, al 12% sopra i 128 mila e al 18% sopra i 193 mila. Il premier Letta pensa “che si possa superare l’incostituzionalità con questa nuova formulazione”, ma la misura che spesso è comparsa nelle manovre correttive degli ultimi anni e puntualmente è stata boccata dalla Corte Costituzionale. L’ultima volta lo scorso giugno: secondo la Consulta, non è in linea con il dettato della Carta qualsiasi prelievo fiscale sugli assegni previdenziali, anche su quelli che superano i 90mila euro lordi, come prevedeva il decreto legge 98 del 2011, perché costituisce “un intervento impositivo irragionevole e discriminatorio ai danni di una sola categoria di cittadini”. Del resto, lo stesso ministro Giovannini lo scorso agosto aveva ammesso: “Non possiamo tagliare le pensioni d’oro, sarebbe incostituzionale”.
ALLORA SIGNOR PRESIDENTE LETTA, COME LA METTIAMO? LA SUA è SOLO PROPAGANDA?
CI SEMBRA PROPRIO CHE LETTA USI A DISMISURA E A SUO UNICO VANTAGGIO QUELLA PROPAGANDA POPULISTA DI CUI ACCUSA IL M5S!!!
MENTRE IL MOVIMENTO FA I FATTI, UNO SU TUTTI: IN 6 MESI HA CACCIATO BERLUSCONI DAL SENATO DOPO CHE LA SINISTRA PER 30 ANNI AVEVA SOLO BLATERATO SENZA MAI SMACCHIARE IL GIAGUARO!!!
QUI il testo del documento del Ministero del Lavoro Verso la costruzione di un istituto nazionale di contrasto alla povertà
QUI il video della Portavoce al Senato Nunzia Catalfo in cui si parla di questa bufala!