DI CLÓVIS ROSSI– 23 FEBBRAIO 2013
Sei indignato per gli scandali quotidiani della politica brasiliana? Vieni in Italia. Proverai sensazioni contrastanti: invidia perché qui [in Italia, NdT] molti potenti ogni tanto finiscono in carcere. Ma anche orgoglio patriottico perché, almeno in una cosa, il Brasile è più avanzato.
Nello specifico mi riferisco alla legge “Ficha Limpa”, in vigore in Brasile. In Italia Beppe Grillo, un comico che è diventato un politico antipolitici e il fenomeno di questa campagna elettorale, ha raccolto 350 mila firme per la legge di iniziativa popolare “Parlamento Pulito”. Non è stata nemmeno discussa in Parlamento.
Risultato: non passa giorno senza che uno scandalo occupi nei media lo spazio che dovrebbe essere dedicato alla campagna elettorale.
Arrestare i potenti, come chiedono tanti brasiliani, non è servito a molto: 20 anni fa la magistratura condusse la cosiddetta “Operazione Mani Pulite”. Fece implodere i due grandi partiti dell’epoca, la Democrazia Cristiana e il Partito Socialista (la caduta del muro di Berlino più tardi seppellì anche il Partito Comunista, che era stato il più grande dell’occidente). In tribunale finirono più di 4 mila esponenti della politica e dell’imprenditoria.
Poi che cosa successe? Niente. Basta dire che nel vuoto lasciato dai vecchi partiti emerse un certo Silvio Berlusconi, un miliardario che per tre volte ha occupato la Presidenza del Consiglio dei ministri, nonostante sia una specie di Paulo Maluf italiano [politico brasiliano coinvolto in numerosi scandali durante la sua decennale carriera, ma mai condannato in maniera definitiva, NdT]: campione in fatto di processi e nessuna condanna.
Berlusconi è il personaggio principale sulla copertina del settimanale “L´Espresso” del mese scorso, che presenta 15 politici “impresentabili” ma inseriti nelle liste elettorali. Pensate che in Brasile siano solo 15 i nomi che finirebbero su una simile copertina?
Il fatto è che, 20 anni dopo, è rispuntata in Italia la parola avvelenata che ha fatto esplodere il sistema politico negli anni ´90. “Purtroppo siamo di fronte a qualcosa di molto simile a Tangentopoli” ha detto Mario Monti, primo ministro e quarto nei sondaggi.
“Tangente” è tangente. “Polis” è città. Quindi siamo di fronte ad una “Terra delle tangenti”, una cosa che i brasiliani conoscono bene. “Tangentopoli” è la definizione che venne usata per gli scandali scoperti da Mani Pulite.
Ancora una volta, a differenza del Brasile, sono scattate le manette. È stato arrestato per esempio Gianluca Baldassarri, direttore della banca più antica del mondo, il Monte dei Paschi di Siena, coinvolto in operazioni con derivati che l’hanno portato sull’orlo del baratro. È stato salvato da un´iniezione di denaro pubblico fatta dal governo Monti, per un valore di 3,9 miliardi di euro.
È finito in manette anche Giuseppe Orsi, l’amministratore delegato di Finmeccanica, azienda accusata di aver pagato commissioni, probabilmente a politici, per vendere elicotteri all’India, che ha appena rinunciato al’´affare.
Per farvi provare invidia: invece di criticare le tangenti, Berlusconi ha detto che i giudici che arrestano gli imprenditori “ostacolano l´economia”. La tesi dell’ex premier è cinica ma realista: chi non paga commissioni non chiude l´affare. In Brasile molti politici pensano e agiscono così, ma non lo ammetteranno mai.
Tradotto da: Andrea Torrente
fonte: Folha