E l’ingresso?

Creato il 12 dicembre 2014 da Propostalavoro @propostalavoro

Nonostante le opposizioni e le proteste, la frittata, ormai, è fatta, il Jobs Act parte seconda è legge: contratti più flessibili e precari, niente più protezione dall'Articolo 18, demansionamento a insindacabile decisione dell'azienda sono le novità che ci aspettano. Insomma, il Governo ha ben pensato di lavorare – ancora – sull'uscita dal mondo del lavoro.

Eppure, come già accennato tante volte, non è mai stato questo il problema del nostro Paese, ma l'esatto contrario: l'ingresso nel mondo del lavoro è, infatti, peggio di una fatica di Ercole, sia per chi vi si affaccia per la prima volta (i giovani), sia per chi, una volta uscitone, non riesce più a rientrarvi (i loro genitori ed i loro fratelli maggiori). Non è un caso, ovviamente, che la disoccupazione abbia raggiunto livelli di guardia.

Occorreva, quindi, una riforma strutturale (perchè una semplice leggina sul lavoro non basta mica) per garantire una maggiore facilità d'ingresso, rendendo, in questo modo, il lavoro veramente flessibile e non precario, ma questo Governo, così come quelli che lo hanno preceduto, ha pensato bene di non fare assolutamente niente, in tal senso.

Ne è prova il – ahinoi – flop di Garanzia Giovani, il programma europeo nato per avvicinare i giovani al mondo del lavoro. I dati sono impietosi: poco più di 330 mila iscritti al portale (di cui il 58%, addirittura, aspetta ancora il primo colloquio), a fronte di una platea di circa 1,7 milioni di neet italiani, mentre il bonus occupazione, messo a disposizione dal programma, è stato utilizzato per appena 500 assunzioni.

La ricerca condotta da Adapt e Repubblica degli Stagisti, poi, stronca in pieno il programma: su un campione di 1580 intervistati, il 43% ha affermato di aver ricevuto, al primo incontro, solo vaghe prospettive di un colloquio lavorativo; mentre il 40% sostiene che l'incontro, presso gli Uffici per l'Impiego, si è risolto in un nulla di fatto.

I motivi del fallimento? Tanti, ma i principali restano, comunque, le scarse risorse messe in campo (circa un miliardo e mezzo di euro); l'eccessiva frammentazione e confusione del progetto (ogni regione è libera di organizzarsi e di spendere i fondi, come meglio crede); l'annosa questione della burocrazia, che addirittura ostacola le assunzioni.

Il Governo, per bocca del Ministro del Lavoro Poletti, ha promesso il rilancio del programma, con una fase due più incisiva, che mira a coinvolgere almeno 560 mila neet entro il 2015, integrando Garanzia Giovani con il Jobs Act e convincendo l'Unone Europea a rendere strutturale il progetto, anzichè transitorio.

Sarà, ma se le premesse sono queste, il futuro non appare dei migliori. Soprattutto, dopo che il Ministro Poletti si è affrettato a specificare che Garanzia Giovani non serve per creare posti di lavoro (prego???), ma solo per facilitare la "connessione tra mondo giovanile e mondo del lavoro". Come se la finalità non fosse proprio quella di creare occupazione tra i giovani. Mah!

A parte queste sottigliezze linguistiche, comunque, l'unico intervento concreto è stato il restyling del sito. Per il resto, solo chiacchiere, ma non è certo con queste che si risolverà il problema dell'occupazione italiana.

Danilo