“E la chiamano estate” di Jillian Tamaki e Mariko Tamaki, Bao Publishing

Da Federicapizzi @LibriMarmellata

Esiste un’età di mezzo nella quale il periodo estivo diviene davvero un tempo speciale, uno spazio di libertà ed autonomie che fanno da anticamera ad un’era di vita che verrà – quella della gioventù – e che si preannuncia, nell’arco dei mesi caldi, come carica di novità e sperimentazioni.
E’ un’età magica e irripetibile, perché si è ancora abbastanza bambini da non disdegnare i giochi, le corse, i vezzi tipici dell’infanzia, ma si è già affacciati sull’adolescenza, sul panorama sconvolgente del corpo che cambia, del cuore che batte, delle gambe che scalpitano per allontanarsi dal controllo genitoriale, della testa che vaga verso nuovi interessi. E soprattutto si è capaci di provare un senso forte di amicizia, un legame con uno o più coetanei così assoluto che difficilmente si ripeterà in altre epoche della vita.

L’estate pare fatta apposta per attraversare quel ponte sospeso che separa, promettente e minaccioso allo stesso tempo, infanzia e adolescenza. Un ponte leggero, i cui scricchiolii possono rassomigliare alle risate, quelle gustose, piene che si fanno con l’amica del cuore, oppure ai borbottii inquieti delle ansie che sopraggiungono quando ci si accorge che i propri genitori non sono esseri perfetti e sereni, portatori di pace e tranquillità, come si immaginava magari da piccoli, ma hanno, bensì, problemi, preoccupazioni, possono attraversare drammi, di fronte ai quali si cessa di sentirsi protetti per divenire, improvvisamente, come calasse un sipario, vulnerabili.

Tutto questo, e molto altro, accade a Rose, protagonista dell’intenso graphic novel “E la chiamano estate” di Jillian e Mariko Tamaki, edito da Bao Publishing, marchio leader nel settore del fumetto.
Una narrazione delicata ma insieme profonda, in grado di ben rappresentare i turbamenti, le inquietudini, le preoccupazioni ma anche gli slanci, le scoperte, gli entusiasmi della preadolescenza.

Rose si reca come ogni anno, insieme ai genitori, presso una località balneare lacustre – Awago Beach – dove è solita trascorrere le vacanze. La attende il piccolo cottage familiare, la spiaggia che ben conosce, una cittadina tranquilla e poco affollata e l’amica estiva – Windy – alla quale è legata da sempre, da quando era una bimba di pochi anni.

Le due ragazzine, pur frequentandosi solo nei mesi vacanzieri, sono molto affiatate. Diverse nel fisico e nel carattere: Rose è bionda e slanciata, sottile come un fuscello, appare più riservata e schiva, Windy è scura e piccolina, con una zazzera corta e ribelle e un carattere peperino ed effervescente.
Entrambe si trovano ad una svolta di crescita. Ancora attratte dai passatempi dell’infanzia, dalle nuotate, le attività, le scorribande allegre e spensierate, ma già tese verso le prime confidenze, incuriosite dalla sfera della sessualità, attente al corpo che cambia, mascherando con qualche sberleffo e presa in giro le normali insicurezze dell’età.

Si modifica, in questa fase, anche lo sguardo sul mondo dei più grandi. Da un lato i ragazzi e le ragazze di qualche anno in più – nella storia un gruppo che ruota intorno ad un modesto negozio di paese – che appaiono attraenti non tanto per come sono davvero ma per ciò che rappresentano. Qualcosa di ancora sconosciuto che racconta di flirt, festicciole clandestine, bevute, musica e bravate.
Dall’altro lato gli adulti, i genitori nello specifico, con i loro conflitti che cominciano ad essere percepiti e con i loro dolori che improvvisamente non sono più celati dall’ingenuità dell’infanzia tanto che, in virtù di tutto ciò, la sicurezza nella loro protezione inizia a vacillare.

La madre di Rose ha una pesante ombra sul cuore che nemmeno la luce e il calore dell’estate riescono a vanificare. Il padre fa quel che può, favorito da un carattere incline allo scherzo e all’ilarità ma le tensioni non possono non essere percepite dalla figlia che, dal canto suo, comincia, con un intuito di donna che si va formando, a comprendere e a scontrarsi con le motivazioni.

Ma ci sono per fortuna le giornate assolate, i bagni e le risate con Windy, che invece ha una famiglia poco convenzionale dove la parte femminile è preponderante.

Ci sono le visite, quasi quotidiane, al negozio in paese, dove si possono affittare vietatissimi film horror e vedere lo sfigato, un tipo che non pare certo raccomandabile ma l’età prossima alla maggiore e un’aria da bulletto di periferia lo rendono un candidato accettabile per qualche timida fantasia.

Infondo le distrazioni non sono poi tante ad Awago, che più che una località vacanziera alla moda pare un fin troppo tranquillo villaggio di provincia, e il gruppo di ragazze e ragazzi che ruotano intorno all’emporio offre alle due ragazzine non solo la possibilità di interfacciarsi, con qualche guizzo di spavalderia, con giovanotti più grandi, ma anche il brivido di indagare su un critico evento.
Rose si affretterà in qualche giudizio sbagliato, Windy, forse anche grazie alla sua famiglia anticonformista, sarà più lucida, ma per entrambe si presenterà, seppure con qualche punta drammatica, l’occasione per riflettere su inciampi ed errori, su comportamenti più o meno corretti e sui rapporti che, via via che si diventa grandi, si fanno più ardui e complessi.

Un coinvolgente romanzo a fumetti che offre una fotografia autentica di un periodo di vita. Un’istantanea lunga una vacanza, nella quale più storie e vicende umane si intrecciano.
Sicuramente il fuoco è posto sul passaggio preadolescenziale delle due protagoniste, sulla loro amicizia spensierata e insieme piena. Contemporaneamente l’occhio sensibile delle autrici non dimentica gli altri personaggi, i quali emergono dal racconto vivi e veri, seppure resi con poche, ma sapienti, pennellate.

Il risultato è l’emozione del lettore che nella lievità apparente del racconto non potrà non rintracciare vibrazioni profonde in grado di parlare a diverse età e di offrire terreno di immedesimazione a più e meno giovani.

Un cenno vorrei indirizzare al ritmo narrativo che in alcuni momenti, solitamente quelli più introspettivi, indugia mentre pare si affretti nei passaggi più drammatici, lasciando quasi la parola allo spazio bianco e invitando, di fatto, chi legge e riempire i vuoti in apparenza maggiormente critici della storia. Questo, che sembrerebbe in apparenza un gesto d’abbandono, è invece, secondo me, una grande delicatezza e una mossa di rispetto verso il lettore, il quale, in un tracciato ben definito e chiaro, può assecondare la propria sensibilità e sentirsi ancora più partecipe del racconto.

Belle e significative le tavole più grandi, a piena o doppia pagina, che si intervallano con le vignette, aprendo il respiro dell’albo e sottolineando momenti emotivamente più forti o salienti della narrazione.

(età consigliata: dai 12 anni)

Se il libro ti piace, puoi comprarlo qui: E la chiamano estate


Potrebbero interessarti anche :

Possono interessarti anche questi articoli :