È la mia prima volta, sii delicato

Creato il 24 marzo 2013 da Retrò Online Magazine @retr_online

Lei è visibilmente nervosa. Cammina in fretta per la stanza, le sudano le mani, le batte forte il cuore. Lui la chiama per nome, le chiede se è pronta. Lei risponde di sì con un sussurro, poi aggiunge con un filo di voce: “È la mia prima volta, sii delicato”. Lui le sorride, la prende per mano e la fa accomodare su una sedia. Decide di chiaccherare un po’ per tranquillizzarla e per rompere il ghiaccio. Mentre lei racconta la sua giornata, lui vede i suoi muscoli rilassarsi e l’ansia dileguarsi dal suo volto. Con delicatezza l’aiuta a sfilarsi il maglione, poi le accarezza il braccio. Le chiede di nuovo se è pronta. Lei chiude gli occhi e annuisce con la testa. Mentre lui si prepara, lei geme: “Ma lo devo proprio fare?”. Lui la guarda con dolcezza e le risponde: “No, non sei obbligata, ma sei arrivata fino a questo punto, non lasciarti bloccare dalla paura. Vedrai, non farà male. Sentirai solo un pizzico di bruciore, poi finirà in fretta”. Lei allora gli offre il braccio. Lui lo disinfetta, poi cerca la vena e con delicatezza inserisce l’ago. Il sangue fluisce attraverso il piccolo tubo e comincia a riempire la sacca, creando una sorta di ponte rosso vivo. Lei ha ancora gli occhi chiusi, non li vuole aprire fino alla fine. “Perché è così importante donare il proprio sangue?”, gli domanda. ” Perché è un gesto di solidarietà, significa dire con i fatti che la vita di chi sta soffrendo mi preoccupa. Perché il sangue non è riproducibile in laboratorio ma è indispensabile alla vita. Tutti domani potremmo avere bisogno di sangue per qualche motivo, anche tu. Pensa che in Italia servono 8.000 unità di sangue al giorno, sono davvero tante”. Lei lo ascolta, si sente più debole ma anche più felice. Lui intanto toglie l’ago e le mette un cerotto sul braccio. “Ecco, abbiamo finito. Stai seduta tranquilla adesso, vado a prenderti qualcosa da mangiare. Non preoccuparti se ti gira un po’ la testa, è normale”. Lei lo aspetta, poi quando torna gli fa un’ultima domanda: “Quindi voi siete una sorta di banca del sangue?”. Lui prima le sorride, poi la corregge: “No, siamo una banca della vita”.

Articolo di Alessandro Antonioli.

Foto Presidio of Monterey: DLIFLC & USAG, licenza CC BY-NC