…e lo chiamano “amore”!

Creato il 29 marzo 2015 da Appuntiitaliani
Pubblicato il marzo 29, 2015 da: Johannes

Il modo di esprimersi verbalmente di oggi, il quale è diventato famigliare in ogni ambiente socio-politico-culturale, sacro o profano che sia, è ispirato dai rotocalchi, sia stampati che televisivi, inerenti in tutto e per tutto ai costumi di oggi. Ci si  esprime con un gamma limitatissima di parole per definire concetti mancanti di previa riflessione, per cui di conseguenza, appaiono pateticamente vacui, non che di contenuti superficiali e banali.

“Amore”, è la parola più dissacrata e maltrattata! E’ il concetto più inflazionato ad “usus et consumptio”, per giustificare compulsivamente anche i più turpi desideri.
Ho la sensazione che questa parola, in bocca a tanta pochezza, sia diventata una sorta  di Araba Fenice: “ Dove sia ciascuno lo dice, cosa sia nessuno lo sa!” Anche se si capisce dove si vuole arrivare, e cioè a voler legittimare le proprie voglie con il consenso dell’opinione pubblica, ormai lobotomizzata dai media, e dei nostri governanti,  legiferando e favorendo così anche quelle scelte contro natura.
Oltre tutto ne consegue  l’intento di voler snaturare, a causa di questa nuova filosofia  che ha obnubilato l’intelligenza dell’umano pensare, l’origine sacrale della famiglia, per la quale viene spocchiosamente vantato un “amore” auto celebrante, dove non occorrono ne promesse e ne giuramenti. Nel nuovo pensiero unico, irreale e immaginario, dispoticamente veicolato dai media, il concetto di “amore” viene usato stucchevolmente fino alla noia come foglia di fico, per coprire quelle relazioni umane promiscue e innaturali.

Escludendo il suo significato evangelico, è copiosamente diffuso il vantarsi di veri amori, anzi, di “storie”, come si usa oggi nella neo-lingua; di svenevoli passioni, come se si fosse protagonisti di un film; non più di moglie e marito, diventati obsoleti, ma di compagna e compagno. Queste è la nuova “famiglia” che si e’ diffusa e disciolta in questi ultimi anni, creando nuovi modelli…allargati. Attraverso una persuasione mediatica occulta, diabolicamente  manipolatrice delle menti, e’ stata creata una nuova coscienza libera e relativa alla propria di ognuno. Io non sono fra quelli che la televisione la butterebbero nella spazzatura, anche se ammiro chi lo fa. E’ che credo che bisogna conoscere il nemico e da quale parte arriva, per fare resistenza, di modo che ci si renda attenti e consapevoli della sua prepotente capillarità nel diffondere e proporre questa strisciante decadenza dei costumi.

E’ così che  mi rendo conto come questa parola: “amore”, venga banalizzata, bistrattata, volgarizzata, in una maniera tale, da lasciare intendere che qualsiasi relazione di coppia, sia etero che omosessuale, è da considerarsi come frutto di un “vero” ed unico amore, il quale spinto dalla forza “incontrollabile” della pulsione sessuale, giustificherebbe ogni libero e sconsiderato desiderio. Con le unioni di fatto e con il passo successivo, al “matrimonio” fra omosessuali, la famiglia ha cominciato ad avere un volto difforme dall’insegnamento tradizionale della Chiesa, depositaria della eterna e immutabile verità rivelata.

Stanno avvelenando le anime con nuove e miasmatiche filosofie di vita. I nuovi soloni del pensiero unico guidati dal codazzo dei soliti politicanti, si prodigano, auto referenziandosi con voce flautata attraverso sofismi, nel farci credere che le leggi attuali siano un segno di alta moralità e civiltà. Nella desolazione e nello squallore delle loro elucubrazioni mentali, si annida un mal celato godimento intellettuale in nome di una libertà e democrazia che annulla il principio di non contraddizione.

Ci hanno avviluppati e ammaliati dall’erotismo, (pornografia degli intellettuali) fiction, spettacoli televisivi idioti, cretinamente  infantili, conditi con morbosi pruriti volgari da bar, talk show, esibizioni musicali isterici all’insegna del “peace and love”, pubblicità, letture che invitano alla trasgressione, “educazione sessuale” scolastica fin dalla prima infanzia, con il compito e l’intento di far credere quanto sia bello e libero lasciarsi andare dalla “voce del cuore”.  Strappando applausi e consensi, tolgono alla volontà e all’intelligenza quella vitalità e capacità di discernere il bene dal male lasciando che le passioni e gli istinti la dominino per rendere l’uomo vittima della sua animalità.

Questo amore si chiama ipocrisia! Amiamo esageratamente gli animali e le piante, il proprio lavoro, il denaro e i divertimenti , la propria salute e la propria vita. Ma se il matrimonio non e’ “soddisfacente” basta divorziare, o se arriva un figlio non desiderato basta abortire, oppure se il fine di vita non e’  più che “dignitoso” basta porvi fine. Poi, senza ritegno, con la scusante della discriminazione, in nome di deliranti diritti, si danno bambini in adozione a coppie omosessuali. Il guaio e’ che non si tiene neanche minimamente pensiero degli effetti offensivi verso Dio, ma se anche c’è ne freghiamo, per lo meno, da incoscienti che siamo, si tenga conto dell’ordine naturale delle cose che viene prometeuticamente ribaltato,  per il quale prima o poi bisognerà fare riparazione.

Non parliamo di amore! Amore è la manifestazione della propria volontà nel porre attenzione di se stessi per amor di Dio, verso il bene altrui fin dalle più  piccole e monotone azioni quotidiane fuggendo da qualsiasi auto compiacimento. L’unico significativo effetto che scaturisce da ognuna di queste piccole azioni è simile alla creazione.

Mentre oggi, vivendo alla maniera di come detta la propria coscienza, (Bergoglio docet) e sentendosi cosi’ giustificati e trasportati dal proprio istinto perché a modo proprio si “ama”, si va verso l’annichilamento.

E la Chiesa cosa fa? Beh, visto che e’ lei ad andare incontro al mondo, e che statisticamente i matrimoni sono in netto calo, ha pensato bene di rivedere il concetto di quantità che fa la qualità. Per cui la nuova dottrina, in maniera subdola e strisciante, ha iniziato a gettare  le nuove basi su cui si potrebbero accettare le nuove coppie fuori dal sacramento del matrimonio. Dall’ultimo sinodo sulla famiglia, anche se è tutto da rimandare al prossimo, è prepotente l’idea modernista che afferma, che laddove sussisterebbero elementi positivi e costruttivi (in riferimento alle coppie di fatto) meriterebbero una particolare valorizzazione, allargando così l’ecumenismo religioso a l’ecumenismo dell’etica matrimoniale, dando riconoscimento anche ai matrimoni contratti secondo altre religioni. Mentre il problema omosessuale e’ apparentemente dislocato nell’ambito dell’accoglienza caritatevole, l’accettazione e la benedizione delle unioni relative avviene attraverso la promozione indiscriminata dei succedanei del matrimonio.

Sulla scia del: “Il Dio cattolico non esiste”, sempre di papa Bergoglio, ecco ciò che emerge prepotentemente da quel Sinodo sulla famiglia: “La Chiesa non informa più il mondo con la sua dottrina, che e’ l’insegnamento di Dio, ma e’ il mondo, con la sua storia di uomini, che fornisce i “lumi” alla Chiesa per riflettere sui segni di Dio”.

Non ho dubbi che l’esistenza dell’ uomo sia un ineffabile sublime e libero  atto di Amore da parte di Dio, a cui Lui solo va il dovuto e unico autentico Amore, vera Via da seguire che ci permetterebbe di conseguenza, per Suo tramite, di amare veramente, liberamente e volontariamente.

Vorrei considerare, che se potessimo soltanto per una frazione di secondo concepire la sofferenza fisica, spirituale e morale di Nostro Signore Gesù Cristo nel portare la croce, si spalancherebbe un mondo fatto di un amore così sublime da capire, per un atomo di tempo, che solo un Dio vero avrebbe potuto offrirsi in un autentico e unico olocausto, rivelandosi ” Amore, in quanto causa ed evento!”

E se portassimo solo una piccolissima scheggia di quella croce, avremmo una visione, anche se velata, del grande mistero della Creazione.

Dove non si crea nulla in conformità delle leggi divine e naturali, di qualsiasi tipo di relazione si tratti, la parola Amore è vuotata del suo autentico e intrinseco significato.

Questo falso concetto di amore è un evento sociologico di immensa portata che porta allo sbando totale di sé portando confusione e infelicità tra le persone, altro che la tanto sbandierata ricerca della felicità dettata dalla carta dei diritti dell’uomo. Si è sempre di più insoddisfatti!

Quando si crede di aver trovato una soddisfazione, la nostra “felicità” sembra al culmine, ma non ci basta. Dopo un po ne cerchiamo una nuova, e dopo un po un’altra e poi un’altra ancora, via via così, fino al vuoto interiore, senza accorgersi di aver “creato” il nulla.

Questa insoddisfazione è frutto di una cieca visione dell’amore che si è sostituita e con-fusa per i nostri insani desideri ed egoismi. Un amore che trova godimento e significato solo nel rapporto sessuale, diventato ormai prassi nel rapporto uomo-donna (e non solo) fin dai suoi primi approcci. E ciò che dovrebbe essere come fine ultimo: la partecipazione alla creazione, non ha più senso; non ha più importanza!

Sant’Agostino ne “La Città di Dio” parlava di due amori, che hanno dato luogo a due città: quella terrena che nasce dall’amore di sé spinto sino all’odio verso Dio, e quella celeste che nasce dal disprezzo di sé sino all’amor di Dio.

Chi vive nel mondo ma che non è di questo mondo, avverte con la ragione che la parola Amore è stata reinventata e inserita in una realtà virtuale immaginata per un’umanità narcotizzata dalle menzogne. La nostra società non ha più la capacità intellettiva di ammettere in quale abisso stia sprofondando, e nonostante viva in piena confusione non vuole cambiare vita. Ci è stato creato un mondo immaginario dove tutto è messo in dubbio dove tutto è relativo, è così facendo non si riconosce più quale sia la realtà.

per scoprire il reale bisogna che la mente sia educata a orientarsi verso di esso, e questa educazione è ricevuta prima di tutto, ed essenzialmente, in quella cerchia sociale originale dalla quale tutte le altre derivano e di cui siamo sulla via di perdere fino il ricordo del nome: la famiglia.

(Marcel de Corte:” L’intelligenza in pericolo di morte”)

Johannes


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