Lo rese speciale quel suo essere umile e soprattutto quel suo modo di recitare e coinvolgere il pubblico, fino a farsi regalare risate anche in tempi in cui da ridere c’è ben poco.
Antonello Liegi è un poliedrico personaggio di spettacolo, attore e autore di testi per il teatro, docente di arte comica, attore cinematografico e televisivo, interprete di fiction, partecipa anche a trasmissioni radiofoniche ma è soprattutto un cabarettista e monologhista, capace di salire sul palco e rapire il suo pubblico in un turbine di battute, musica e poesia.
Antonello nasce a Roma il 19 ottobre del 1948, cresce sul palcoscenico mosso da una passione incontrollabile, per 12 anni recita al teatro Fellini, nel 1987 inizia i suoi passi in televisione senza mai perdere di vista però il suo amore per il palcoscenico, partecipa a “Jeans”(Rai3), a “Fantasticotto” e a “Ieri, oggi e domani” condotto da Loretta Goggi (Rai1), e poi alla serie tv “Prossimamente non stop” di Enzo Trapani con Sabina Guzzanti, Enzo Iacchetti e Maria Amelia Monti. Nel 1988 prende parte a “La Fabbrica dei Sogni”(Rai3) e “Stazione di Servizio”(Rai1). Nel 1990 a “Ghibli”(Rai2) e “Domenica Telemontecarlo”(Tmc).
Nel 1994 partecipa a “Tutti a casa” con Pippo Baudo su Rai1, mentre nel 1998 recita nelle fiction
Per quanto riguarda la sua carriera cinematografica ricordiamo “Escoriandoli” nel 1996 con Valeria Golino, Claudia Gerini e Isabella Ferrari, e nello stesso anno “Classe mista 3A” di Federico Moccia con Paolo Bonolis, mentre nel 2000, nel ruolo di Alfredo, a “Si fa presto a dire amore” di e con Enrico Brignano e Vittoria Belvedere.
Attualmente è impegnato nel film “Quando si diventa grandi” di Massimo Bonetti con Remo Remotti, Maurizio Mattioli e Nathalie Caldonazzo, oltre ad aver recentemente recitato al teatro Petrolini (marzo 2010) e a portare nelle notti-evento romane il suo monologo “Basta”.
Chiediamo ad Antonello come nasce la sua passione e cosa lo spinge a continuare…
Tutto nasce dal piacere di far ridere la gente, puoi anche fare uno spettacolo senza guadagnare niente, l’importante è che sopra il palco hai dato tutto te stesso al tuo pubblico e tutto ti viene restituito con un applauso ed un volto felice, la somma di tutte queste emozioni fa si che una persona resti in scena per tanto tempo, nel mio caso 42 anni.
Si può dire che nonostante la pluridecennale esperienza teatrale la notorietà sia però arrivata solo con l’approdo in tv magari in fiction che di teatrale hanno ben poco?
No non è così, tutto è teatro, la vita stessa è teatro, e poi sono esperienze bellissime, quando per esempio ti fermano chiedendoti “Ma allora non è napoletano? Ma come fa?” (dopo un “Posto al sole”) e provi la gioia di stupire anche recitando per la tv. E poi un attore deve essere poliedrico e mettere sempre qualcosa di se, nel mio caso di comico, in ciò che fa, a prescindere da quale sia la ribalta.
(ride) …con me stesso!! Mi sono sempre messo in combattimento e in discussione! ..ma anche con gli altri mi sono messo in gioco, certo ho di alcuni una grandissima stima, di altri un po’ meno, ma non ho la minima intenzione di dire chi l’una e chi l’altra!
Quale è stato il periodo che ricorda con più piacere?
Era il 1991, avevo da un anno avuto mio figlio e questo ti da una carica incredibile, e contemporaneamente era scoppiata la guerra nel Golfo, ogni sera portavo in scena uno spettacolo sempre diverso con tutti gli avvenimenti accaduti giorno per giorno e riuscivo a far ridere parlando di quel tremendo argomento che è la guerra, senza esorcizzarla ma inforcandola, e chiudevo ogni sera con la frase “Si affollano ad andare a combattere nel Golfo per far cessare la guerra perché appena stringi la sabbia cola petrolio, ma in Serbia non va nessuno a fermarli perché se stringi la terra cola solamente sangue” per far riflettere tutti dopo aver riso, sentivo di fare qualcosa di veramente importante.
Esiste un “teorema del giullare”, dove nel far ridere gli altri si scopre poi di non riuscire a far ridere se stessi?
Non sono d’accordo, l’attore comico è più sensibile, questo si, ma capendo il malessere che aleggia nella società reagisce per se stesso e per il suo pubblico provocando ilarità.
Sto cercando un localino, piccolo, di massimo 40 posti, per presentare ogni sera uno spettacolo dal titolo “Non lo so…” di pura improvvisazione, da quando entri a quando esci fa tutto parte dello spettacolo senza schemi o sceneggiature, solo che non sono ancora riuscito a trovarlo.
Trasmette ai tuoi ragazzi della scuola d’arte comica il suo carisma?
Non cerco di infondere me stesso in loro, ma cerco di far tirare fuori la loro personale comicità, se qualcuno volesse utilizzare una parte di me per crescere ne sarei contento, ma principalmente voglio che scoprano la comicità che è in loro stessi.
Una battuta conclusiva?
Continuate a ridere, è importante, e alle persone che non vi fanno ridere, ridete in faccia di gusto!!
Grazie Antonello Liegi, per tutti gli attimi di comicità che ci hai sempre regalato e che non smetterai mai di donarci.
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di Cristian Amadei