Oggi la ‘povna si fa da parte, e lascia la parola a Io me e me stessa. Perché le sue parole sull’articolo 18 provengono da un punto di vista particolare, non scontato, ma soprattutto intelligente – di chi ha occhi per guardare il mondo a viso aperto, orecchie per ascoltarlo, e voglia di cambiare e di cambiarsi, restando in relazione.
Perché di certe cose bisogna parlare, appunto, con chiarezza, mettendo sul tavolo tutti i punti di vista, e provando a ragionare senza seguire i soliti binari. Il dibattito è, come sempre, benvenuto qua su Slumberland; oppure da lei; oppure da entrambe le parti. Oppure – e sarebbe ancora meglio – in casa propria, sul lavoro, in treno, nei bar, nei circoli; insomma, nella vita vera.
Lettera aperta a Susanna Camusso
Gentile Sig.ra Camusso,
lei ha una ventina d’anni più di me, e ha condotto lotte di cui io ho sentito solo parlare. Però, non s’offenda, non esageriamo con l’allure. Lei, negli anni ’70 era una studentessa di archeologia che ha deciso che la sua vocazione era il mondo sindacale. Nobile scelta. Ma puntualizziamo pure, né io né lei abbiamo il background (di cultura, di fatica) di un minatore del Sulcis.
Lei lotta da quarant’anni per i diritti dei lavoratori. Io da venti solco il mondo dell’impresa da freelance. Ne abbiamo viste entrambe, credo, di tutti i colori, quindi, risparmiamoci le solite manfrine sull’esperienza. Lei non è da rottamare (parola, peraltro, detestabile e irridente, che detesto) e io non ho più il pannolo da un pezzo.
Lei paragona il putto fiorentino a Margaret Thatcher, prendendo un abbaglio. Quello è una carognetta (chieda ad enricostaisereno) che ha…
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