E mercoledì il giorno del giudizio. Mentre LettaLetta avvisa Alfano: “Gli zozzoni li avete anche voi”
Creato il 26 agosto 2013 da Massimoconsorti
@massimoconsorti
Guglielmo Epifani che “tuona” è una novità. Il senso dell'intervista rilasciata dal segretario pro tempore del Pd a Repubblica, è quello che perfino Don Abbondio, se lo fanno incazzare, tira fuori le palline e lancia il breviario al primo Innominabile che passa. Lo ha detto chiaro e tondo, il segretario, “Ma che stiamo scherzando? Non si baratta un governo per l'illegalità. Toccherà a Berlusconi spiegare agli italiani perché toglie la fiducia a Enrichetto, e vedremo come gli italiani risponderanno”. Quello che colpisce però di tutta questa storia, è l'apparente distacco con il quale LettaLetta sta seguendo l'evolversi dei fatti. Che Enrichetto sia un democristiano tutto d'un pezzo e, quindi, un muro di gomma impenetrabile, è nell'ordine delle cose. Ma che continui a dire “nessun rischio per il governo”, secondo noi, nasconde qualcosa di più. E non basta l'appoggio incondizionato dell'Italiano che siede sulla poltrona più alta, deve esserci sotto qualcosa. Un fatto che lo spinge a stare tranquillo più che un missile con testata chimica puntato su Arcore. Il missile potrebbero essere venti missili che, per il momento, siedono quietamente sugli scranni di Palazzo Madama. Venti senatori del Pdl che, nel caso in cui Silvio decidesse di staccare la spina, loro resterebbero collegati alla rete elettrica della politica nazionale. Aggiungendo ai 20 di cui sopra quelli del Gruppo Misto, Enrichetto potrebbe avere la possibilità di togliere di mezzo il Porcellum, fatto che costituirebbe già una mezza sconfitta per il cavaliere; riformare l'Imu in senso equo (e quindi bastonare i ricchi e i ricchissimi) e, perché no, se la maggioranza dovesse dimostrarsi “solida”, portare addirittura a termine il mandato. Cosa potrebbe succedere nel frattempo? Tolto di mezzo Silvio (decaduto da senatore e ai servizi sociali), ridotto l'effetto del “brand” Forza Italia, messi all'opposizione dura (praticamente a pane e acqua) i falchi dell'ex Partito della Libertà, il centrodestra si dovrebbe rifondare con l'intervento di Montezemolo, Fini, Casini e di tutti i peggiori ammennicoli del liberismo ad oltranza. Sostanzialmente, questo Paese direbbe addio al peggior politico che ha avuto in 150 anni di storia, anche se sarebbe comunque costretto a fare i conti con il "berlusconismo", una piaga che ci porteremo appresso almeno per altre quattro generazioni di elettori passivi. Per molti versi ci auguriamo che possa andare così, perché un conto è mandare a casa LettaLetta alle prossime elezioni, tutt'altra faccenda è chiudere definitivamente i conti con Berlusconi il quale, tanto per smentire coloro che hanno brindato a ogni fine apparente della sua storia politica fino a sconquassarsi il fegato, non ha nessuna voglia di mollare, causa affari personali e della sua famiglia. L'impressione è che le sette vite stiano arrivando alla fine. Resta l'ultima, la più dura, quella attaccata ai tubi del peggior servilismo e di interessi (questi sì) innominabili.