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L’Italia, in quegli anni, rimette in moto la sua economia e la bicicletta era il principale mezzo di locomozione e di riscatto e solo i più benestanti, con 98 mila lire, potevano comprarsi la mitica Vespa.
Bartali e Coppi erano i due campioni che dividevano l’Italia sportiva, ma Magni è sempre stato il terzo incomodo. Rimasta nella storia la sua tenacia nell’affrontare ogni tappa ciclistica e nel riprendersi dagli infortuni di gara. Ricordiamo l’episodio del Giro delle Fiandre, nonostante la pioggia e la neve, stacca i suoi avversari, che gli valse il nomignolo di Leone delle Fiandre.
Magni vince il suo primo Giro d’Italia nel 1948. Questa sua tenacia nelle corse ciclistiche si contrapponeva con la dolcezza verso i suoi figli e con la moglie Liliana di cui è sempre stato innamoratissimo. Nel 1956, ormai ritiratosi, aprì una concessionaria di auto e vi lavorò fino a qualche anno fa insieme al genero e alla figlia Tiziana.
Ricordiamo di Magni anche un momento brutto della sua vita. Dopo la guerra venne accusato di collaborazione col regime fascista. Lo difese l’ex Commissario Tecnico della nazionale di ciclismo Alfredo Martini, suo amico e compagno di squadra, il quale riuscì a convincere il giudice della sua correttezza e lealtà. Rimarrà comunque un esempio, uno di quelli che, nel bene e nel male, ha dimostrato grande volontà, sacrificio e una incredibile voglia di realizzare i suoi progetti.