In questi giorni si discute molto circa la presunta fine della moda del fantasy in Italia. Pare infatti che l’onda lunga delle vendite di romanzi young adult con elfi fate e gnomi, angeli e vampiri adolescenti, sia destinata ad una rapida fine. Niente di sorprendente; in quanto moda, non c’era d’aspettarsi nulla di più. Però le impressioni accumulate in questi anni, rimangono tutte. Vedere come le case editrici abbiano fatto a gara per pubblicare le opere più insignificanti ed indecorose,
Dicevo che anche se questa moda è destinata a terminare presto, quel presto sarà sempre troppo tardi e non ci restituirà tutte quelle opere che mercati culturali, meno malati di quello italiano, offrono senza sforzo ai lettori.
A stravolgere parzialmente questo ragionamento sono gli ultimi dati in merito all’esportazione di letteratura italiana in giro per il mondo, attraverso la cessione dei diritti di traduzione. Pare infatti che questi abbiano conosciuto un incremento: “dai 486 diritti venduti a editori stranieri del 2001 ai 1.607 attuali.”
Il tutto sarebbe confortante. Sarebbe, dicevo, se non si prendesse in mano la singola opera nel tentativo di leggere. Si scoprirebbe che la gente adulta non legge simili libri, molto probabilmente perché non sono libri che adulti normali possono leggere senza scoppiare a ridere (nel migliore dei casi), o vomitare (in tutti gli altri).
In questo scenario, che senso ha parlare di vendite, di esportazioni, di diritti ceduti agli editori degli altri paesi…
Qualcuno pensi alla qualità! Perché nessuno pensa mai alla qualità?
Non è meglio da aspiranti autori, procurarsi i mezzi tecnici ed intellettuali che ormai il mondo offre e darsi da fare per costruire un’alternativa di qualità a questa editoria? Non è meglio, da lettori, passare un po’ di tempo in più a leggere recensioni e a formarsi uno spirito critico che consenta di distinguere l’immondizia da ciò che c’è di buono, emancipandosi da mode costruite ad arte dal mercato della cultura?
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