E noi?

Li definimmo, per bocca del nostro premier, stati in cui regna una civiltà inferiore, non avvezza alla solidarietà, alla democrazia, alla libertà e al benessere collettivo. Certo, l'integralismo religioso raramente apre le porte a tali conquiste, ma mentre l'integralismo democratico d'occidente ha messo la crisi sulla schiena dei più deboli e la sua solidarietà è quella della delocalizzazione, le donne vengono messe in vetrina grazie alle notti magiche di Ruby Rubacuori e di altre donzelle che amano divertirsi col
culo flaccido (cit. Minetti) del nonno. In tutto questo non si capisce quindi se i nostri diritti e la nostra solidarietà ci siano perché qualcuno ha detto che devono esserci o se perché la gente ci crede davvero. Nel frattempo, in alcuni di quegli stati in cui la civiltà è inferiore si comincia la guerriglia. Qualche fiamma in Algeria e poi il fuoco che brucia l'intero mondo di Albania, Tunisa, Egitto. Si chiedono più diritti civili e politici, più democrazia, un ricambio al potere, meno corruzione, un futuro per i giovani, un lavoro (come dite? No, in Italia ancora non è successo nulla, tranquilli). Tra poche ore il dominio di Mubarak, amorevole zio di Ruby e grande amico del nonno, probabilmente finirà. Dopo trent'anni. Sarà almeno la fiammella di una speranza, anche in un luogo dove l'integralismo rischia di farla da padrone ma dove il popolo ha dimostrato di saper dire basta. E noi? Senza bisogno di mettere a ferro e fuoco le città, saremo almeno in grado di dire basta? Credendoci, possibilmente.