E’ notte alta

Creato il 13 maggio 2014 da Povna @povna

Avviene tutto tra mezzanotte e le sei del mattino, rigorosamente. La ‘povna si è avviata a letto per tempo: l’indomani mattina la aspetta un ingresso con tre ore di anticipo, per somministrare (prima) le prove INVALSI a un’altra classe (sì, lei non boicotta, e considerato il tenore degli interventi medi, con orgoglio) e far fare poi in pace, nel suo proprio orario di servizio, l’ultimo tema ai Merry Men.
Alle undici e mezzo il velo che cala, improvviso, sulla palpebra la spinge a chiudere la luce e pure gli occhi: in fondo, ha nuotato 70 vasche e non dorme da due notti, tutto congiura perché sia la volta buona. In ogni caso, prima di adagiarsi, si è premurata di prendere le contromisure d’obbligo, nella forma di un rapido mail diretto a Esagono:
“Va bene se arrivo a scuola alle 8.05, prendendo il treno mezz’ora più tardi?”.
Lui però ancora non risponde, e la sveglia delle 6, nel dubbio, resta tale. Rapidamente, si addormenta. Sogna. Alle 3 in punto però gli occhi si aprono ben svegli. Con l’abitudine inveterata dell’insonnia la ‘povna parte di default con le misure di emergenza: fa pipì, beve, si gira, conta le pecore. Ma poi, ancora una volta, deve arrendersi: il sonno se ne è volato, tutto intero. Legge un po’, un po’ lavora, e infine cede alla lusinga. Il fido tablet è lì, accanto al letto, e lei apre il canale telematico: talvolta capita che un’anima sbrindellata come la sua, inaspettatamente, si trovi a solcare le pieghe del buio pre-mattina.
Ormai, si sono fatte le 5. Ed è a quell’ora che un messaggio privato la soprende e più ancora il mittente: la chat proviene dalla Pesciolina.
“Buon giorno prof., mi scusi se glielo dico solo ora, questa notte non ho chiuso occhio e sto uno straccio. Lo so che c’è il tema, e ci tenevo tanto, ma proprio non riesco a presentarmi a scuola”.
“Pure tu?” – pensa la ‘povna, ma poi risponde come deve, rassicura, augura buon riposo e arrivederci a giovedì, in quest’ordine. La Pesciolina si dilegua, e arriva all’alba.
Ma intanto un’altra voce ha già bussato: “Professoressa, sono il Panda, questa notte non dormivo, non so che è successo. Mi scusi, ma oggi salto, mi dispiace per il tema…”.
La ‘povna alza, a questo punto, il sopracciglio, ma risponde come deve anche a lui, con leggerezza. Anche se questa cosa poi per davvero un po’ la inquieta.
Mentre medita sullo sceneggiatore (maledetto), decide di farsi un giro nella posta. Ed è lì che trova, nuovi nuovi, due messaggi. Uno è eccentrico alla storia, e non vale raccontarlo. Ma l’autorizzazione di Esagono a posporre la sua sveglia arriva, pronta, con quell’altro. L’ora di invio sono le due e un quarto del mattino.
“Meglio che niente” – pensa, mentre sposta di quella mezz’ora vitale le lancette. E poi il sonno arriva, e anche la luce alla finestra. Intontita come pochi, la ‘povna sa che non può perdere un minuto, mette in piedi una faccia plausibile, e va a scuola.
Sulle scale la aspetta Rebecca: “Buon giorno professoressa ‘povna, sono arrivata prima speravo di incontrarla: Sornione mi ha scritto stamani molto presto…”.
“Questa notte non ha dormito, e sarà assente”.
“E lei come fa a saperlo?”.
“Perché lo sceneggiatore si è divertito con un numero da circo”, sarebbe l’unica e plausibile risposta. Ma la ‘povna non può darla. Si limita a bofonchiare “Sesto senso”.
“Ma tu come mai eri lì pronta a ascoltarlo?”.
“Ma, che le devo dire, prof., non c’è un motivo al mondo: ma neanche io ho dormito granché bene”.
“Ho capito, non mi devi dire altro”. La ‘povna congeda la sua alunna, la ringrazia, e vola in segreteria, che la burocrazia la aspetta.
Ma prima rivolge allo sceneggiatore, a tu per tu, due parole schiette schiette. Perché a tutto c’è un limite: che lei e i Merry Men, ultimamente, fossero finiti un’altra volta in una fiction le era chiaro ed evidente, ma l’insonnia collettiva, francamente, le mancava.